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Arrestato ex pm antimafia. L’accusa: costringeva trans a rapporti sessuali

Le manette al pm Roberto Staffa sono scattatte dopo la denuncia di un viados, che sarebbe stato costretto a subire le avances sessuali del magistrato in cambio di “protezione” legale. Il pm aveva fatto parte del pool antimafia e aveva indagato anche sul caso di Emanuela Orlandi.
A cura di Davide Falcioni
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tribunale

Arrestato il pubblico ministero di Roma Roberto Staffa: a suo carico le accuse di concussione, corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio. I reati contestati sarebbero legati a favori fatti dal magistrato in cambio di sesso. L'ordinanza,  eseguita dai carabinieri,  è stata emessa dal gip del tribunale di Perugia. Staffa è stato incastrato dalle riprese video che lo  mostravano insieme ad alcuni transessuali nel suo ufficio al quarto piano della palazzina B della procura. I viados sarebbero stati ricattati: secondo l'accusa  se avessero accettato le avances del pm, avrebbero evitato, almeno in parte, guai con la giustizia. Ma dopo un anno e mezzo di rapporti uno di loro ha raccontato cosa accadeva. A quel punto sono scattate le indagini che hanno portato all'ordinanza di custodia cautelare.

Di tutto rispetto, il curriculum di Staffa: il pm è approdato a Roma una quindicina di anni fa. Per otto di questi aveva fatto parte del pool della direzione distrettuale antimafia, al quale recentemente non era stato riconfermato. Come presidente di Corte d'assise, a Venezia, nel '97 aveva condannato a 19 anni di reclusione l'ex boss della banda del Brenta, Felice Maniero per 9 omicidi. Tra le inchieste più importanti, merita di essere ricordata quella nella capitale sugli aborti clandestini avvenuti presso la clinica Villa Gina che culminò con numerosi arresti, tra cui quelli del professor Ilio Spallone e del nipote Marcello, figlio di Mario, che fu il medico di Togliatti. A medici e paramedici, Staffa contestava l'omicidio di feti (tritati o soffocati) giunti anche all'ottavo mese di gestazione. Il pm si è occupato anche dei reati sulla persona (violenze sessuali, maltrattamenti in famiglia, riduzioni in schiavitù) e di violazione delle legge sugli stupefacenti, come magistrato della Dda distrettuale. Per un periodo relativamente breve il pubblico ministero arrestato oggi ha fatto anche parte del ‘pool' di magistrati che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne sparita a Roma in circostanze misteriose il 22 giugno del 1983.

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