Arezzo, chi ha ucciso Catia? Nel cellulare la chiave del giallo
Ha sconvolto la piccola comunità di Sansepolcro l’omicidio di Catia Dell’Omarino, 40 anni, uccisa e poi scaraventata in una scarpata a 400 metri dal “Ponte del Diavolo” a meno di un chilometro dalla sua casa, nel quartiere Riello della cittadina della Valtiberina. La donna è stata trovata morta sul greto del torrente Afra vicino al ponte di San Francesco. Non ci sono dubbi che si tratti di omicidio volontario e per ora i carabinieri della Tenenza di Sansepolcro guidati dal luogotenente Biagio La Monica indagano contro ignoti.
La scomparsa
Le ultime tracce di Catia risalgono a lunedì sera tra le 22 e le 24. Tra i testimoni che riferiscono di aver visto la donna ancora viva intorno a quell’ora c’è anche una pattuglia dei carabinieri che ha fermato la 40enne alla guida della sua Citroen rossa nella frazione Lama di San Giustino alle 22. Non è chiaro cosa abbia fatto dopo gli ultimi avvistamenti e con chi si sia incontrata la donna che forse è stata condotta in zona da un appuntamento. Qualcuno, ipotizzano le forze dell’ordine, può averla attirata nella zona del Ponte del Diavolo con l’intento di ucciderla. Intanto a casa, la madre di Catia, con cui viveva ha atteso il suo ritorno fino a dare l’allarme. La sua auto, parcheggiata nella zona della piscina di Sansepolcro, lontana diversi chilometri dal luogo del ritrovamento, è stata trovata l’indomani dal fratello quasi contemporaneamente alle forze dell’ordine.
Il ritrovamento
Il corpo della 40enne è stato trovato, con la testa fracassata e il volto tumefatto rivolto verso l’alto, da alcuni passanti che hanno notato il cadavere nella zona alle 9 di martedì 12 luglio. Catia è stata colpita con ferocia da due colpi sferrati alla fronte e dietro un orecchio. Da un primo esame l’arma usata potrebbe essere un martello, una piccozza o un altro oggetto contundente trovato lungo il torrente. Dalla posizione del corpo è ipotizzabile che l'assassino, dopo averla colpita, l’abbia spinta lungo la scarpata, dove sono state trovate numerose tracce di sangue. È apparso evidente da subito che non si trattava di una caduta accidentale. Anche l’ipotesi del suicidio è stata esclusa nelle primissime ore.
Il giallo del cellulare
Che il delitto fosse premeditato o meno, l’assassino ha asportato dalla scena del delitto – oltre all’arma – anche il cellulare della vittima. Al vaglio dei militari i tabulati telefonici e gli ultimi movimenti della vittima. Sotto la lente anche le frequentazioni della donna che, da quanto risulta, era single e non aveva relazioni. Disoccupata, la donna aveva lavorato in una stireria in passato. Si indaga anche su altre frequentazioni o eventuali rapporti con esponenti della criminalità. Nel marzo scorso Catia era stata indagata per alcuni furti.
L’arma del delitto: Catia massacrata a martellate
Solo l’autopsia, prevista per giovedì 14 luglio, chiarirà l’ora esatta della morte della 41enne. Intanto sono diversi i punti oscuri della vicenda: Catia è stata uccisa sul luogo del ritrovamento? L’assassino era solo? Qual è il movente del delitto? L’utilizzo di un oggetto appuntito suggerisce l’ipotesi che l’assassino possa aver colpito senza premeditazione, con il primo oggetto trovato sottomano in zona, quindi una piccozza, martello, ma anche la punta di trapano o un sasso. Un incontro convenuto in un luogo appartato potrebbe essere degenerato in una lite sfociata nel brutale assassinio. Per ora nessuna pista è esclusa.
Sansepolcro, il sindaco sotto choc: “Delitto efferato”
“Sono sconvolto per quanto accaduto – dichiara il sindaco Mauro Cornioli –. Tutta la città è profondamente colpita e sgomenta e sono convinto che il primo sentimento di ogni biturgense sia quello di vicinanza alla famiglia. Se confermato si tratta di un delitto efferato, gratuito, dettato dalla violenza più assoluta. La violenza non deve generare violenza. Il nostro compito ora è dimostrare solidarietà e conforto alla madre e al fratello di Catia. Sansepolcro in altre circostanze così tragiche ha dimostrato di saper gestire il dolore e di reagire a questo tipo di violenza”.
Il precedente: l'omicidio di Silvia Zanchi
L’ultimo fatto di sangue che ha turbato la serenità dei cittadini della Valtiberina è quello di Silvia Zanchi, trovata morta nell’agosto del 2008. La ragazza fu strangolata dal fidanzato Luca Ferri.