Archiviata l’inchiesta sulla morte dello scrittore Pier Paolo Pasolini
“Ancora una volta si è persa l’occasione per indagare sul vero movente di questo omicidio”: con queste parole l’avvocato Stefano Maccioni ha commentato la decisione del giudice per le indagini preliminari di Roma Maria Agrimi che ha accolto la richiesta sollecitata dalla Procura della Capitale lo scorso febbraio archiviando l’inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Il celebre scrittore e regista fu trovato morto all’Idroscalo di Ostia il 2 novembre del 1975. “Non nascondiamo – così il legale di Guido Mazzon, cugino di Pasolini ed unica persona offesa nel procedimento – una certa amarezza in relazione alle motivazioni addotte dal giudice a sostegno dell'ordinanza di archiviazione”. Per l’avvocato, “la novità rispetto al passato è quella di aver riconosciuto la presenza di altre persone, oltre a quella di Pino Pelosi, sulla scena del crimine”.
Il legale chiede l’istituzione di una commissione di inchiesta – La Procura, infatti, ha disposto una serie di accertamenti scientifici sui reperti grazie ai quali è stato possibile identificare cinque profili genetici riconducibili ad altrettanti soggetti probabilmente presenti sulla scena del crimine ma non attribuibili. Per l'omicidio di Pasolini è stato condannato in via definitiva a suo tempo il minorenne Giuseppe Pelosi, ma a parere di Maccioni “ancora adesso manca ancora il movente per l'omicidio”. Nell'atto di opposizione all'archiviazione – ha spiegato l’avvocato – “avevamo fornito nuove piste investigative soprattutto in relazione ad evidenti incongruenze investigative dell'epoca, a collegamenti con la malavita comune romana e su cosa stesse lavorando Pasolini prima di morire”. “Ci auguriamo – ha dunque aggiunto il legale – che tutto ciò non cada nel vuoto, continuando a ritenere necessario far piena luce su questo delitto e per tale motivo chiediamo l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta”.