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Ape social, ritardi nei pagamenti ma “entro Natale verranno versati tutti gli arretrati”

A un anno dall’introduzione dell’Ape social ancora non sono stati versati i pagamenti della sperimentazione che sarebbe dovuta partire a maggio. Il presidente dell’Inps Tito Boeri assicura: “Riusciremo a liquidare il primo lotto di arretrati dell’Ape sociale entro Natale”.
A cura di Stefano Rizzuti
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È passato un anno dall’introduzione dell’Ape, l’anticipo pensionistico per alcune categorie di lavoratori, arrivato con la manovra del 2016. La sperimentazione doveva scattare entro il primo maggio 2017, ma oggi nessun assegno è stato ancora pagato. L’anticipo è valido sia per la versione sociale, ovvero quella riservata alle categorie più deboli e a carico interamente dello Stato, sia per quella volontaria su decisione dei lavoratori. In nessuno di questi due casi sono stati corrisposti gli assegni, così come non è successo per il caso dei lavoratori precoci, coloro che hanno iniziato la loro attività professionale prima dei 18 anni.

Al momento si prevede che i primi pagamenti, compresi quelli degli arretrati, possano arrivare solamente nel gennaio del 2018. Il presidente dell’Inps Tito Boeri, però, ha rassicurato i lavoratori che hanno diritto all’Ape affermando che “lavorando anche sabato, domenica e festivi riusciremo a liquidare il primo lotto di arretrati Ape sociale entro Natale”.

I ritardi nei pagamenti e le domande accolte

Il primo ritardo dell’ape sociale è quello dei decreti attuativi: la sperimentazione doveva partire a maggio ma sono arrivati solamente a giugno. Nel 2017 sono state ammesse le domande di 18.902 persone, secondo quanto riportato da uno studio condotto dalla Cgil sulla base dei dati dell’Inps. Ma la platea potenziale era ben più ampia.

L’anticipo pensionistico, infatti, è previsto anche per i lavoratori precoci, coloro che hanno iniziato la loro attività prima dei 18 anni. Saranno circa 12.500 quelli ad avere accesso all’Ape. Facendo due calcoli, la Cgil sostiene che in tutto lo Stato risparmierà circa mezzo miliardo rispetto a quanto è stato stanziato. Per l’Ape sociale verranno spesi 90 milione contro i 300 previsti. Per i precoci la spesa dovrebbe essere di 56 milioni invece dei 350 destinati inizialmente. Per un risparmio di 504 milioni. E un ulteriore risparmio di altri 554 milioni nel 2018.

Nel 2017, in totale, sono state accolte 31.290 domande tra sociale e precoci: meno della metà delle 66mila presentate all’istituto di previdenza. E molte meno delle 60mila stimate dal governo un anno fa. Secondo la Cgil i primi assegni dovrebbero andare in pagamento a gennaio e prevedono gli arretrati solamente per 11.624 persone per quanto riguarda l’Ape sociale. La maggior parte di questi sono disoccupati senza più ammortizzatori da almeno tre mesi e sono quindi senza stipendio. Per quanto riguarda i precoci, invece, dovrebbero avere gli arretrati da maggio solamente 3.495 persone.

Cosa prevede la norma sull’anticipo pensionistico

Con l’ape è possibile andare in pensione al compimento dei 63 anni, cioè con un anticipo fino a tre anni e sette mesi rispetto al normale requisito dei 66 anni e 7 mesi. Una volta avuto accesso all’Ape si riceve un assegno dallo Stato uguale a quello previsto dalla pensione ma con un tetto massimo di 1.500 euro lordi al mese, fino al raggiungimento dell’età legale del pensionamento per vecchiaia.

Con l’Ape volontaria il lavoratore prende un anticipo della sua pensione fino a un massimo del 95%, facendo una sorta di prestito a se stesso: va poi restituito in 20 anni con trattenute alla normale pensione. All’Ape hanno diritto quattro categorie: disoccupati senza più ammortizzatori, invalidi civili al 74%, lavoratori che hanno svolto attività gravose (11 categorie che diventeranno 15 con quelle aggiunte in legge di bilancio quest’anno) e i precoci. Queste categorie devono avere 30 anni di contributi alle spalle e nel caso delle attività gravose gli anni sono 36.

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