Antonio Razzi e gli “onorevoli” mercenari in Parlamento
Ieri sera su La7, al programma Gli Intoccabili, è stata mandata in onda la video-inchiesta di Filippo Barone e Gaetano Pecoraro, per rispondere alla domanda: Qual è il prezzo di un deputato? Come anticipato da Fanpage, una telecamera ha fatto breccia nell'emiciclo ed è inquietante quanto venuto fuori dalle parole di coloro che di "onorevole" non hanno davvero niente. Stralci di conversazioni in cui salta all'occhio una cosa su tutte: l'ignobile realtà di personaggi che pur di rimanere sulla loro poltrona son disposti a tutto. «Vi mostreremo immagini dei nostri parlamentari che non avreste mai voluto vedere», ha inaugurato la sua trasmissione, Gianluigi Nuzzi. E purtroppo è stato proprio così. Una situazione che Antonio Di Pietro, presente nello studio tv, aveva già denunciato più di una volta, dopo essere stato «scilipotato» in quel B-Day, lo scorso 14 dicembre.
Compravendite parlamentari, improvvisi cambi di casacca, tangenti chieste dagli stessi partiti ai propri membri, e il chiodo fisso del vitalizio. E' quanto emerge in poco più di mezz'ora a Gli Intoccabili. Noi vogliamo partire dalla fine, dal momento in cui viene svelato il volto di colui che senza mezzi termini il leader dell'Idv definisce «un bandito, un delinquente». Trattasi di Antonio Razzi che proprio dal partito di Di Pietro fu illuminato sulla via di Arcore. Lui che, insieme ai vari Calearo, Scilipoti e Cesario, passando a Noi Sud (gruppo parlamentare che sosteneva il governo), votò "no" alla sfiducia, ottenendo la protezione del Cavaliere del Lavoro.
L'ultimo parte del filmato vede il deputato, ora al gruppo parlamentare Popolo e Territorio, autentico mattatore: «Io spero che questa legislatura vada avanti fino al 2013, ma non perché io voglio che si vada avanti per una questione mia personale». Razzi mette quasi le mani avanti, impelagandosi in un discorso neppure accennato dal suo interlocutore, che però a quel punto lo induce ad affermare: «All'onorevole Razzi non interessa la pensione».
Ma poi è la "talpa" che entra in gioco. La conversazione alla Camera dei Deputati con Razzi non lascia spazio all'immaginazione:
Razzi: Io avevo già deciso da un mese prima. Mica avevo deciso, figurati, tre giorni prima. "Ma come? tre giorni prima hai detto male di Berlusconi". L'ho detto apposta. Ma non hai capito un cazzo di niente. Io già avevo deciso, già avevo deciso.
Ma io te lo dico pure chiaro: a me quando ero ancora nel coso del … vitalizio. Io non avevo la pensione ancora. 10 giorni mi mancavano. E per 10 giorni mi inculavano
Talpa: Ah lì? Era il 14 dicembre? Tu non …
Razzi: Eh Sì. Perché se si votava dal 28, come era in programma. Il 28 … di marzo. Io per 10 giorni non pigliavo la pensione. Hai capito? Io c'ho 63 anni, dove vado a lavorare? In Italia non ho mai lavorato. Io penso anche ai cazzi miei. Non me ne frega … perché Di Pietro pensa anche ai cazzi suoi. Mica pensa a me.
Antonio Razzi, da operaio in Svizzera a "responsabile" al Governo
Ed effettivamente Razzi in Italia non ci ha mai lavorato. Nato in provincia di Chieti, il 22/02/1948, diplomato tecnico commerciale, prima di diventare onorevole, Razzi era operaio tessitore in Svizzera. Poi l'elezione nel collegio estero di Lucerna. La stessa cittadina rossocrociata dove si è visto istituire improvvisamente un Consolato onorario dalla Repubblica Italiana, come documenta la Gazzetta Ufficiale dello scorso 15 ottobre. Un procedimento illegittimo, dal momento che un politico non può nominare un istituzione in territorio estero. Ma alla relativa domanda l'ex Ministro degli Esteri, Franco Frattini, sembra cadere dalle nuvole. E non è dato sapere se i "compensi" all'Onorevole Razzi si limitano al solo Consolato in Svizzera.
C'è da dire che lo stesso parlamentare "responsabile", è stato in passato accusato dai membri della federazione Emigrati Abruzzesi in Svizzera del reato di appropriazione di fondi. Nulla, però, in confronto a quanto emerge dall'inchiesta de Gli Intoccabili. Proprio lui che in passato aveva denunciato ripetuti tentativi di corruzione. Proprio come Mimmo Scilipoti, «uno dei più grandi anti-berlusconiani che abbiamo mai conosciuto», afferma Di Pietro.
La speranza è che l’attuale sistema de vitalizi, sebbene dalla prossima legislatura, sia davvero eliminato: sarebbe già un primo passo per liberarsi di certi soggetti in Parlamento.
Per la cronaca il servizio è stato acquisito dalla Procura di Roma.