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Anche lo Yemen “contagiato” dalla rivoluzione tunisina. Migliaia di persone contro il presidente Saleh

La rivoluzione tunisina sta contagiando tutto il mondo arabo. Manifestazioni per la libertà anche in Giordania e nello Yemen dove migliaia di persone sono scese in strada contro il presidente Saleh.
A cura di Cristian Basile
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La rivoluzione tunisina sta diventando una vera e propria piaga per i dittatori arabi portando tra le popolazioni una nuova ansia di riforme e libertà dopo anni di oppressione. Dopo le proteste in Egitto, si aggiungono manifestazioni in Algeria, Giodania e soprattutto nello Yemen.

Infatti, convocati dai principali partiti dell'opposizione migliaia di persone in Yemen si sono riunite questa mattina per le strade della capitale Sanà per esigere un cambio di Governo, ispirandosi, come già successo in Egitto, alla protesta tunisina che ha portato al abbandono del potere da parte di Ben Ali. "La gente vuole un cambio di presidente"  hanno gridato i manifestanti nei pressi dell'Università di Sanà dove si sono dati appuntamento circa 10.000 persone in una delle varie proteste che si stanno svolgendo nella capitale contro il  presidente Alì Abdulà Saleh che governa lo Yemen da ormai più di 30 anni. I manifestanti vogliono un cambio politico che migliori le condizioni di vita degli yemeniti: "Basta giocare, basta corruzione, basta povertà" si legge su un cartello mentre altri gridano "Siamo uniti. Guardate la Tunisia che ha fatto, il popolo dello Yemen è più forte".

Dall'altro lato della città però, diverse centinaia di persone hanno partecipato ad una manifestazione in appoggio dell'attuale organizzata dal partito governante a conferma di quanto la situazione in Yemen sia ancora più complessa e difficile rispetto agli altri paesi arabi: mentre la disoccupazione cresce, le riserve di petrolio e di acqua si riducono: In più quasi la metà dei suoi 23 milioni di abitandi vive con meno di due euro al giorno ed un terzo soffre la fame.

Il presidente Saleh ha provato a calmare il discontento proponendo la settimana scorsa vari emendamenti costituzionali tra cui uno che avrebbe limitato a due il numero massimo di mandati presidenziali da cinque a sette anni ciascuno. Inoltre, questa settimana, ha promesso di aumentare gli stipendi di tutti gli ufficiali e soldati in almeno 47 dollari al mese.

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