Amnesty, rapporto sui diritti umani: ecco le violazioni dell’Italia
Torture, discriminazioni, processi iniqui, pene di morte, guerre. Il mondo, nel 2013, è ancora un brutto posto in cui vivere: e all'indomani della morte di Don Andrea Gallo, che della lotta a fianco agli ultimi aveva fatto una ragione di vita, Amnesty International pubblica l'annuale rapporto sui diritti umani. L'organizzazione ha preso in esame il periodo che va dal primo gennaio al 31 dicembre del 2012 per tracciare il bilancio, ancora una volta drammatico, delle condizioni di vita di rifugiati, dissidenti, clandestini, minoranze. Dei 159 Paesi e territori analizzati, l'80% pratica ancora la tortura (ricordiamo che l'Italia non ha ancora varato il reato); 101 stato hanno represso duramente la libertà di espressione. Nel 50 per cento dei casi sono stati riscontrati processi iniqui; 214 milioni di migranti “non sono stati protetti né dai loro governi né dagli Stati in cui si sono trasferiti”. La mancanza di un’azione globale a favore dei diritti umani e l’incapacità del Consiglio di sicurezza dell’Onu di attuare azioni internazionali e politiche unitarie in caso di conflitti fa sì che siano sempre di più i milioni di persone in fuga dai propri Paesi. Pensiamo alla Siria, con 1 milione e 400mila rifugiati all'estero e 4 milioni di sfollati interni.
“Il rispetto per la sovranità degli stati non può essere usato come scusa per non agire. Il Consiglio di sicurezza deve adoperarsi per fermare gli abusi che distruggono le vite umane e costringono le persone a lasciare le loro case. Deve farlo, rigettando la teoria, ormai logora e moralmente corrotta, che gli omicidi di massa, la tortura e le morti per fame non devono riguardare nessun altro Stato” dice la direttrice generale della sezione italiana di Amnesty Carlotta Sami.
Ma quale è la situazione italiana? Non buona, e a subirne le conseguenze peggiori sono ancora una volta minoranze etniche e immigrati. "I rom – si legge nella sintesi dedicata al nostro Paese – hanno continuato a subire discriminazioni, a essere segregati in campi, sgomberati con la forza e lasciati senza casa. Sistematicamente, le autorità non hanno protetto i diritti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Sono nuovamente falliti i tentativi d’introdurre il reato di tortura nel codice penale e di creare un organismo nazionale indipendente per i diritti umani. Non sono state adottate misure sistemiche per impedire le violazioni dei diritti umani da parte della polizia e garantire l’accertamento delle responsabilità. È rimasta diffusa la violenza contro le donne, in particolare gli omicidi".
Scrive Amnesty: "Il governo non ha affrontato in modo adeguato le continue violazioni dei diritti umani dei rom, soprattutto riguardo all’accesso a un alloggio adeguato. Varie centinaia di rom sono state sgomberate con la forza e molti sono rimasti senza casa. Campi autorizzati o “tollerati” hanno continuato a essere chiusi senza salvaguardie legali e procedure adeguate. Le autorità non hanno provveduto a migliorare le misere condizioni di vita nella maggior parte dei campi autorizzati, mentre quelle negli insediamenti informali sono addirittura peggiorate, con scarso accesso all’acqua, ai servizi igienici e alla corrente elettrica. Le autorità locali hanno continuato a escludere molti rom dall’assegnazione di alloggi di edilizia popolare, preferendo invece perpetuare politiche di segregazione etnica dei rom nei campi". E per quanto riguarda i diritti degli omosessuali: "La Corte suprema di cassazione ha confermato che le coppie omosessuali avevano diritto alla vita familiare, compreso, in particolari circostanze, il diritto a un trattamento paritario a quello assicurato dalla legge alle coppie coniugate. Tuttavia, ha anche stabilito che il matrimonio tra persone dello stesso sesso contratto all’estero non era giuridicamente valido in Italia".
Molto sentito il tema della repressione. Ancora una volta, nel mirino il G8 di Genova e le uccisioni indiscriminate perpetrate da uomini delle forze dell'ordine. "Il 5 luglio, la Corte suprema di cassazione ha confermato tutte le 25 condanne emesse in appello contro alti funzionari e agenti di polizia responsabili delle torture e altri maltrattamenti inflitti a manifestanti il 21 luglio 2001. Gli ufficiali superiori sono stati condannati a pene variabili dai cinque ai tre anni e otto mesi di reclusione, per aver falsificato i documenti d’arresto. Tuttavia, grazie a una legge d’indulto approvata per diminuire il numero dei detenuti, che prevede la riduzione di tre anni delle condanne, nessuno è stato incarcerato". E ancora: "L’inadeguatezza delle indagini su alcuni decessi durante la custodia hanno impedito l’accertamento delle responsabilità di agenti di polizia e guardie carcerarie".
Drammatico anche il capitolo dedicato al femminicidio: "La violenza contro le donne è rimasta diffusa e nel 2012 sono stati registrati circa 122 casi di omicidio. A giugno, la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne ha rilevato che, malgrado i miglioramenti nella legislazione e nelle politiche, il numero di omicidi non è diminuito". E chiudiamo con i migranti: "Le condizioni nei centri di detenzione per migranti irregolari sono state ben al di sotto degli standard internazionali. Secondo quanto segnalato, le tutele legali per il rimpatrio dei migranti irregolari nei paesi d’origine sono state violate in molte occasioni. I lavoratori migranti sono stati spesso sfruttati e vulnerabili agli abusi, mentre la loro possibilità di accedere alla giustizia è rimasta inadeguata".