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Altri 5 anni di inciuci e compromessi

La mossa di Monti è la conferma definitiva: salvo clamorose sorprese, il prossimo Governo si reggerà su compromessi e accordi post – elettorali. E non sapremo nemmeno a chi dare la colpa.
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La "salita in campo" di Monti è molto più concreta di quanto lo stesso professore abbia voluto lasciar intendere. A testimoniarlo, non soltanto le prime defezioni trasversalmente agli altri schieramenti, ma anche le benedizioni eccellenti ed il nervosismo degli ex alleati di Governo. Oltre alla spinta delle cancellerie europee, decisiva per emarginare definitivamente Silvio Berlusconi, Monti ha incassato anche il placet dei vescovi, fondamentale per la rappresentazione esteriore della nuova casa dei moderati di cui il Professore ha posto le fondamenta durante la conferenza stampa di fine anno. E se il nervosismo di Silvio Berlusconi, capace di infuriarsi per qualche interruzione di Giletti (e con queste premesse voleva andare da Santoro?), era tutto sommato prevedibile, resta altissima la tensione in casa democratica. Non tanto per l'abbandono di Ichino e compagni, quanto per alcune considerazioni di diverso spessore.

Bersani sa benissimo che con il Professore in campo le possibilità di conquistare una sostanziosa maggioranza sia alla Camera che al Senato si riducono drasticamente. E che con 5 poli in corsa, il risultato elettorale è praticamente già scritto: un pareggio al Senato e la necessità di cercare intese dopo il voto, affidandosi alla mediazione di Napolitano e "cedendo" su alcuni punti estremamente rilevanti. Ed è proprio questo il cruccio maggiore del segretario democratico: rinunciare alla ritrovata stabilità nei rapporti a sinistra, scaricare Vendola e la CGIL (o almeno mediando continuamente tra le posizioni), concedere una contropartita sostanziosa (via XX settembre o addirittura il Quirinale, magari a Casini) ed annacquare il programma nei suoi punti più progressisti. Una prospettiva con poche alternative, anche in virtù dell'annientamento del bipolarismo e dunque della fine dell'effetto della "polarizzazione del consenso" che avrebbe svuotato un eventuale fronte centrista senza Monti. Insomma, se le urne restituiranno la situazione che prefiguriamo, ci toccherà un'altra legislatura di inciuci, compromessi al ribasso e accordi più o meno palesi. Con una situazione incandescente e con l'opposizione in Parlamento e nel Paese che avrebbe (giustamente magari) campo libero.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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