video suggerito
video suggerito

Allarme diossina in Italia, alimenti a rischio: derivati del latte e carne suina

Allarme diossina anche in Italia: quali sono gli alimenti a rischio?
A cura di danila mancini
69 CONDIVISIONI
allarme diossina in italia gli alimenti a rischio

4700 sono le aziende tedesche provvisoriamente chiuse a causa dell'allarme diossina. Sia a novembre che a dicembre, soltanto in Bassa Sassonia, sono state consegnate, su 3000 tonnellate di grassi alimentari contaminati, utilizzati poi in mangimi e foraggio, ben 2500. Dalla Germania, l'allarme è ovviamente rimbalzato anche in Italia e, sebbene il Ministro della Salute abbia assicurato che la situazione è monitorata dalle autorità competenti, è comunque difficile arginare lo stato di preoccupazione di noi consumatori.

Fazio ha spiegato che, per quanto riguarda le uova, queste sono facilmente rintracciabili grazie all'etichettatura, che ne indica produzione e provenienza; il latte, invece, deve essere controllato sia dalle aziende importatrici che dai Nas e dalle Regioni, che avranno il compito di effettuare puntualmente test a campione.

Per alcuni alimenti, come le uova, il pollo e il manzo, si può risalire facilmente alla loro origine: dalla Germania all'Italia vengono importate annualmente circa 27mila quintali di uova, tutte rintracciabili grazie ai dati scritti sul guscio. Inoltre, per renderci le cose più facili, è stata lanciata una app sull'iPhone che riconosce le uova alla diossina a partire dal codice dello stabilimento di provenienza (barcode) marchiato sul guscio. Per il pollo e il manzo è sufficiente leggere l'etichettatura della confezione, che riporta il luogo di allevamento e quello di macellazione.

Per quanto riguarda il latte, invece, la situazione è più complessa: dalla Germania si importano ben 41 milioni di quintali di prodotto nelle sue varie forme, tra cui anche quello in polvere (lavorato o da lavorare). Bisogna ricordare, però, che solo il latte fresco reca l'indicazione di provenienza: stiamo parlando di 8 milioni di quintali di prodotto. E dunque, dove vanno a finire i restanti 33? In mozzarelle, yogurt, formaggi, burro ma anche nei mangimi per i vitelli: in tutti questi casi la legge non impone di segnalare l'origine del prodotto. In pratica accade che, essendo lavorato nel nostro paese il latte importato dalla Germania, il prodotto finale reca sulla confezione l'origine italiana.

Situazione piuttosto complessa anche per la carne suina: nel nostro paese entra una quantità ingente, circa 2milioni  e 600mila quintali. Come ha spiegato la Coldiretti: "Si tratta prevalentemente di carne fresca, con cui si fa il prosciutto. Per il consumatore diventa impossibile capire da dove arriva la carne. L'unica soluzione è l'obbligo di mettere sempre un'etichetta chiara su tutti gli alimenti. Ovviamente i flussi di importazioni sono monitorati dal ministero. L'esportatore ha l'obbligo di denunciare 24 ore prima della spedizione il prodotto alimentare che sta mandando nel nostro paese".

Difficile tranquillizzare il consumatore allo stato attuale dei fatti.

69 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views