Guai a parlare di “ultimatum”, tanto meno di “ultima spiaggia”, ma la sostanza non cambia: Ethiad prima di impegnarsi ufficialmente con Alitalia (e versare 560 milioni di euro per rilevarne il 49%) pretendeva che fosse approvato il bilancio 2013 e che si facessero le dovute “pulizie di bilancio” tagliando almeno di altrettanto i debiti della compagnia, oltre ad avere disco verde per ridurre il personale (e i costi della compagnia) di circa 1.650 unità (contro i circa 2.200 esuberi previsti inizialmente). I primi due punti sono stati centrati oggi: l’assemblea ha infatti approvato sia il bilancio 2013, che si chiude con l’ennesima perdita netta, pari a 569 milioni di euro “dopo una grande pulizia di bilancio” secondo l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio, sia il previsto aumento di capitale da massimi 250 milioni “da offrirsi in opzione ai soci in proporzione alla quota di capitale posseduta”, ritenuto necessario a garantire la “continuità aziendale” (ossia a non far fallire la compagnia).
Sarebbe stato centrato anche il terzo punto, quello relativo alla conferma degli accordi sindacali siglati il 16/17 luglio dal 65% delle rappresentanze sindacali (Cgil, Cisl e Ugl) ma non dalla Uil, visto che il referendum abrogativo fra i lavoratori non ha raggiunto il quorum (si sono avuti 3.555 votanti su una popolazione aziendale di 13.190 unità, pari al 26, 95%). Qui però le cose si fanno un po’ più complicate: con una distinta nota Alitalia ha precisato che “sono pertanto efficaci ed esigibili nei confronti di tutto il personale e vincolano tutte le organizzazioni sindacali firmatarie degli accordi interconfederali”, Uil compresa dunque. Per di più la compagnia segnala “come l’85% di coloro che hanno votato abbia espresso un consenso esplicito agli accordi. Ciò a dimostrazione di quanto il personale della società, compresi i dirigenti che già dal mese di marzo hanno volontariamente offerto un contributo di solidarietà, stia comprendendo l’importanza cruciale del momento aziendale e dei passi decisivi da adottare per garantire il futuro”.
Il condizionale resta però d’obbligo perché i sindacati di piloti e assistenti di volo (Anpac, Avia ed Anpav) hanno già annunciato di non ritenere gli accodi “validi né applicabili ai lavoratori non iscritti alle sigle firmatarie”. Per evitare che a pagare lo scotto siano in un periodo critico dell’anno come agosto i passeggeri, Del Torchio tornerà alla carica per convincere anche queste sigle sindacali a firmare, avendo inoltre fatto sapere che già nel fine settimana tornerà a incontrarsi coi rappresentanti di Ethiad (che da parte sua continua a indicare una reale “pace sociale”, ossia la piena e consapevole accettazione degli accordi da parte di tutti i dipendenti, piloti e assistenti di volo compresi, come precondizione indispensabile) per “discutere del progetto di integrazione”. Tutto potrebbe ancora accadere dunque.
Inoltre l’integrazione non è immediata ma richiederà almeno un ulteriore passaggio assembleare forse “durante le vacanze” ossia entro agosto. Fino a stamane restava infatti da sciogliere il nodo di Poste Italiane, entrata (improvvidamente) nel capitale di Alitalia sotto la gestione di Massimo Sarni versando 75 milioni di euro in cambio di una quota del 19,48% , la società ora guidata da Francesco Caio dovrebbe sborsare conti alla mano circa 49 milioni di euro. Ma Caio aveva spiegato di non voler in alcun modo accettare una ricapitalizzazione “in continuità”, pretendendo bensì il varo di una “newco” in cui conferire la parte “sana” rimasta nella compagnia (una sorta di bis di quanto già chiesto e ottenuto dai “capitalisti patrioti” di Cai nel 2011, peraltro senza particolari benefici visto il successivo andamento dei conti del vettore). Alla fine Caio l’ha spuntata e i soci di Cai hanno accettato di “definire un percorso” che porti alla nascita della Newco in vista dell’integrazione delle due compagnie.
In pratica nella nuova società finiranno gli asset attivi (aerei e slot), non le passività pregresse (il debito bancario). In questa nuova società Poste Italiane verserà la sua parte di aumento di capitale diluendosi fino al 5%, Cai risulterà azionista al 46%, Ethiad entrerà col 51% versando i previsti 560 milioni di “mezzi freschi”. A quel punto sarà con la Newco di cui sarà azionista di minoranza che Poste Italiane andrà a stipulare contratti di servizio per lo sviluppo del polo della logistica e accordi commerciali di rete sulla moneta elettronica e sui servizi digitali. Per una volta i contribuenti, già duramente provati dalla vicenda Alitalia in questi anni (come ho già ricordato secondo l’economista Pietro Ichino tra minori introiti e maggiori oneri lo stato, ossia i contribuenti italiani, hanno perso quasi 4,5 miliardi), non dovrebbero subire ulteriori danni. Per una volta la società potrebbe avere prospettive di sviluppo industriale, anche se resta da capire quanto la politica vorrà ulteriormente “mettere il becco” ad esempio nelle decisioni relative agli aeroporti su cui concentrare e sviluppare maggiormente l’attività della Newco.
Per l’ennesima volta a rimetterci saranno le “banche di sistema” che dopo Sorgenia si ritroveranno sul groppone anche la “ristrutturazione” del debito di Alitalia, ossia la gestione della sua “bad company”. Se poi foste curiosi di sapere di quali banche si tratta, ebbene si tratta di Intesa Sanpaolo (advisor del Tesoro all’epoca della “vendita” di Alitalia a Cai e creditore di Air One che in quella occasione venne fusa con la stessa Alitalia “sana” e da quel momento socio di Alitalia, oltre che suo finanziatore, con una quota del 20,59%), esposta sino ad oggi per 280 milioni; di Unicredit (socio al 12,99%), esposto per altri 140 milioni; di Mps, esposta per 93,3 milioni, e di Banca popolare di Sondrio, esposta per 90 milioni. Soldi che per un terzo dovrebbero venire semplicemente cancellati con un tratto di penna e per due terzi trasformati in capitale di Alitalia. In attesa di capire se dovranno anche questi essere svalutati in bilancio o se le quote ricevute in cambio del “contributo” al rilancio della compagnia avranno tra qualche anno ancora un valore e un mercato.