Alfano: “Pronti a rinviare referendum”, ma Palazzo Chigi smentisce. Renzi: “Tema surreale”
UPDATE In seguito all'intervista concessa dal ministro dell'Interno Angelino Alfano, in cui sembrava fare capolino l'ipotesi di rinvio della consultazione referendaria, Palazzo Chigi ha smentito categoricamente l'affermazione e sottolineato che il referendum si terrà alla data stabilità, il prossimo 4 dicembre, e che non è previsto alcun cambiamento. La questione è stata poi chiusa dallo stesso Matteo Renzi, durante un intervento a Radio24: "L’ipotesi dello spostamento non esiste, punto. E del resto Alfano mi sembra che l’abbia messa" in tono "dubitativo". Per il presidente del Consiglio si tratta di "un dibattito surreale: pur di non parlare del referendum una volta la settimana c’è un argomento a piacere su cui si discute. Di rinvio ha parlato non soltanto il ministro. È legittimo che Alfano abbia dato una disponibilità alle opposizioni. Ma abbiamo detto che l’argomento non è in discussione, si vota il 4 dicembre, evitiamo di incrociare referendum e terremoto: non hanno niente a che vedere".
Nessun rinvio della data del referendum costituzionale da parte del Governo, che si terrà come previste il prossimo 4 dicembre. A dichiararlo ai microfoni di Radio 102.5 è il ministro dell'Interno Angelino Alfano che, durante l'intervista, ha sottolineato come la notizia di un possibile rinvio della consultazione elettorale fosse una mera polemica pubblica, destituita di fondamento. "Noi non abbiamo chiesto nessun rinvio della data elettorale, è chiaro che sul piano della polemica pubblica, anche della campagna elettorale, è una fatica parlare di referendum, non è facile parlare delle ragioni del Sì e del No mentre ci sono migliaia di sfollati", ha dichiarato Alfano, spiegando: "La nostra Costituzione stessa prevede che a determinate condizioni si passi dal popolo, il Parlamento propone ma è il popolo a disporre, perché la Costituzione stessa prevede che se non ci sono i due terzi dei voti in Parlamento nell’approvazione alla riforma Costituzionale ci voglia il referendum ed ovviamente le date, la cronologia istituzionale, si tratta di un insieme di cose che non tiene conto di questa variabile drammatica e imprevista della vicenda dei terremoti che sono sopravvenuti rispetto a tutto quello che era il calendario istituzionale. E’ chiaro che quando abbiamo approvato la riforma costituzionale la legge prevedeva un tempo per la fissazione del Referendum, noi abbiamo rispettato tutte le scadenze, ed è chiaro che adesso questa data arriva e purtroppo lo fa in un momento drammatico in cui l’emergenza vera è restituire serenità a decine di migliaia di italiani, non è più la priorità il referendum, ma questo credo sia nel cuore degli italiani, non nel cuore o nella testa dl Governo".
Alfano però, nonostante tutto, lascia aperta una porticina alle opposizioni e spiega che, a livello personale e non governativa, se Berlusconi chiedesse un posticipo del referendum, Alfano potrebbe sostenere la proposta dell'ex presidente del Consiglio perché "qualora una parte della opposizione fosse disponibile a valutare una ipotesi di questo genere, io sono convinto che sarebbe un gesto da prendere in altissima considerazione. Ritengo che la cultura di Governo e la posizione politica di un movimento come Forza Italia che sta nel Partito Popolare Europeo e che è guidato da qualcuno che ha dovuto subire anche dei terremoti durante la propria gestione del Paese, mi riferisco a Berlusconi e L’Aquila, conosce bene quanto diventi prioritario rispetto a tutto, quanto diventi indispensabile recarsi sui luoghi del sisma, e quanto anche dal punto di vista dello spirito pubblico diventi difficile una campagna elettorale che separa un Paese che invece ha bisogno di essere unito".
Il Ministro Alfano, inoltre, lancia una stoccata al suo ex partito, Forza Italia, e sottolinea come trovi poco consona la piega polemica che sta prendendo il dibattito sul referendum, messa in piedi di politici che per tutta la durata della propria carriera si sono definiti "moderati": "Sono convinto che per storia e anche per cultura di Governo di un movimento politico guidato da una persona che è stata più volte Presidente del Consiglio, Forza Italia dovrebbe e potrebbe avere un tono e un modo diverso rispetto al rapporto che c’è tra il referendum e questa vicenda del terremoto".
Riguardo il ricorso promosso dal professor Valerio Onida, in cui si richiede lo spacchettamento dei quesiti referendari e, nel caso, il rinvio a data da destinarsi del referendum costituzionale, Alfano sottolinea che non compete alla sua persona dare giudizi tecnici e che, nel caso in cui il ricorso dovesse essere accolto, l'Esecutivo si occuperà della questione a tempo debito: "Sul piano giurisdizionale, ossia del ricorso di Onida in tribunale, non compete a me, saranno i giudici a valutare se tecnicamente vi è la ragione per il cosiddetto spacchettamento, ma non voglio entrare nel tecnico, è solo per dire che quell’aspetto non mi riguarda perché è un tema del quale ci occuperemo solo dopo l’eventuale pronunciamento dei magistrati".
Le reazioni politiche: Salvini e Brunetta contrari
L'apertura di Alfano non ha trovato terreno fertile, secondo quanto si evince dalle reazioni delle opposizioni. Per Matteo Salvini, infatti, l'ipotesi di un rinvio non è assolutamente percorribile. "Noi siamo contrari: stanno indietro nei sondaggi e vogliono così tentare di recuperare. Al governo non interessa nulla del referendum in sé. E se proprio vuole essere serio, beh, allora cominci con l'avviare un'esenzione fiscale totale per cittadini e imprese che hanno perso tutto sotto le macerie".
Anche il forzista Renato Brunetta rimanda al mittente la proposta di Alfano: "Rinviarlo è da folli, Forza Italia dice no", e dello stesso avviso sono i parlamentari del Movimento 5 Stelle, che tacciano il governo di strumentalizzazione e sostengono che la proposta sarebbe stata avanzata al solo fine di rimandare un competizione elettorale che, stando agli ultimi sondaggi, vede perdente il fronte del Sì: "Non si azzardino a strumentalizzare le vittime del sisma per i loro loschi fini politici e ad usarli come scusa per rimandare una votazione che vede Renzi perdente".