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Alfano: “I Cie non chiuderanno, non possiamo mettere a rischio la sicurezza dei cittadini”

Il ministro dell’Interno, in una lunga intervista al Corriere della Sera conferma: “Non possiamo, sull’onda di giustificata emotività, mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini. Ma siamo pronti a lavorare sulla riduzione del tempo di permanenza”.
A cura di Redazione
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"Non possiamo, sull’onda di giustificata emotività, mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini. Ecco alcuni dati di fatto. Nel 2013 il tempo di permanenza medio nei Cie è stato di 38 giorni. Attualmente nei Cie ci sono solo 445 stranieri. I ritardi nei rimpatri sono dovuti ai ritardi nel rilascio dei documenti da parte dei consolati. […] L’ultimo decreto legge sulla giustizia prevede che l’identificazione avvenga già nelle strutture carcerarie e questo abbrevierà la permanenza nei Cie". È questo il passaggio, della lunga intervista concessa al Corriere della Sera, che Alfano riserva alla questione della protesta di Chaouki al Cie di Lampedusa, confermando la linea che il Governo intende portare avanti: sì ad una revisione dei tempi di permanenza e delle condizioni di vita dei detenuti nei Cie, no alla rinuncia a tale strumento. Anche perché, secondo Alfano, c'è "il rischio di messaggi sbagliati, del tipo: venite in Italia, qui c’è posto e lavoro per tutti" e non "si capisce di quale capitolo della Bossi – Fini voglia parlare la sinistra".

Ovviamente non mancano passaggi relativi al rapporto con Enrico Letta e Alfano mette nero su bianco le sue proposte: "Tre anni di «burocrazia zero» per chi voglia investire in un’attività economica […] la spinta sui contratti aziendali e individuali. Datori di lavoro e lavoratori trovino all’interno di ciascuna azienda la modalità contrattuale più efficace". Mentre sulla legge elettorale il vicepremier conferma: "Su quattro principi c’è piena sintonia: bipolarismo, scelta diretta dei parlamentari da parte dei cittadini, premio di maggioranza che assicuri la governabilità, superamento del bicameralismo e Senato a vocazione regionale".

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