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Alesha, rapita violentata e uccisa a 6 anni da un ragazzino di 16 anni

L’Alta corte di Glasgow ha riconosciuto l’adolescente colpevole del rapimento, dello stupro e dell’omicidio della piccola Alesha MacPhail, la bambina britannica di sei anni scomparsa nel nulla nel luglio dello scorso anno durante una vacanza e trovata cadavere poco dopo in un hotel abbandonato..
A cura di Antonio Palma
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Un ragazzo di 16 anni è stato riconosciuto colpevole del rapimento, dello stupro e dell'omicidio della piccola Alesha MacPhail, la bambina britannica di sei anni scomparsa nel nulla nel luglio dello scorso anno durante una vacanza sull'isola di Bute, nel sud-ovest della Scozia, e trovata cadavere in un hotel abbandonato nella cittadina di Rothesay poco dopo. L'adolescente, la cui identità non è stata rivelata per ché minorenne, è stato dichiarato colpevole dopo un processo di nove giorni presso l'Alta Corte di Glasgow. "Hai commesso uno dei crimini più malvagi di cui questa corte abbia mai sentito parlare in decenni di lotta contro la depravazione" ha tuonato il giudice in aula contro l'imputato dopo la sentenza. Il sedicenne rischia ora una condanna all'ergastolo.

La piccola Alesha era stata rapita solo pochi giorni dopo l'inizio della vacanza di tre settimane in casa dei nonni a Rothesay. Era stata portata via di notte mentre i familiari e il padre dormivano in un'altra stanza. L'allarme scattò solo il mattino seguente e le successive ricerche si conclusero con la tragica scoperta del cadavere. A mettere gli inquirenti sulla pista del 16enne è stata la stessa madre del ragazzino che ha contattato i detective dopo aver esaminato le riprese di due telecamere di sorveglianza fuori dalla casa di famiglia in cui appariva il figlio  andare e venire tre volte durante la notte del scomparsa della piccola.

Ad incastrare l'adolescente, che dal suo canto si è sempre proclamato innocente, anche il suo dna ritrovato sul corpo della vittima e sul pigiama che Alesha aveva indossato a letto. Come scoperto durante l'inchiesta , l'adolescente aveva precedentemente acquistato della cannabis dal padre di Alesha, Robert MacPhail, e i due avevano poi litigato per un debito di appena dieci sterline, ma questo risale a mesi prima della scomparsa della piccola. Il sedicenne come ultimo tentativo aveva incolpato la ragazza di MacPhail, Toni McLachlan, visto che la diciottenne era l'ultima persona nell'appartamento ad aver visto Alesha viva, ma la donna è stata scagionata dall'inchiesta

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