Alan Turing ha ottenuto il “perdono reale” per il reato di omosessualità
Sono passati quasi sessant'anni dal suo suicidio, oggi la Regina Elisabetta II d'Inghilterra ha ufficialmente ‘perdonato' Alan Turing, l’uomo che ha durante la Seconda Guerra Mondiale decodificò gli inviolabili codici delle macchine Enigma che i nazisti utilizzavano per le proprie comunicazioni e che è ritenuto il padre dell’attuale scienza informatica e della crittografia moderna. La sua colpa? Essere gay. Era il 1952 e in Regno Unito l'omosessualità era considerata un reato. Per questo motivo Turing fu condannato alla castrazione chimica. Due anni dopo morì per avvelenamento, dopo aver morsicato una mela intrisa di cianuro. Aveva 41 anni. La tesi del suicidio, in realtà, non è quella ufficiale. All'epoca – e tutt'oggi – si parlò di assassinio di Stato. Se ne andava così una delle menti più brillanti del secolo passato, che oggi è stata riabilitata definitivamente, grazie alla Grazia postuma dalla Casa Reale britannica.
Eppure ci sono voluti diversi anni prima di riuscire ad ottenere il perdono dalla Regina. Negli ultimi tempi in molti avevano provato ad intercedere presso Sua Maestà per riscattare la memoria del matematico e informatico inglese, ma con scarsi risultati. In particolare lo scorso anno, centenario della sua nascita, era stata avanzata una petizione online, sostenuta da scienziati come Stephen Hawking, per chiedere la grazia postuma. Ma le cose non si erano evolute nella maniera sperata. Solo oggi, dunque, la Regina Elisabetta ha "concesso" ad Alan Turing l'assoluzione reale, su richiesta del ministro della giustizia Chris Grayling, che ha parlato di un “uomo eccezionale con uno spirito brillante”: “La sua vita più tardi è stata oscurata dalla condanna per omosessualità, condanna che consideriamo oggi come ingiusta e discriminatoria e che è ormai annullata”, ha dichiarato Grayling.
“Turing – afferma ancora il Ministro britannico – merita di essere ricordato e riconosciuto per il contributo fornito negli anni della Guerra. Il suo lavoro ha contribuito ad accorciare la durata del conflitto, salvando la vita a migliaia a migliaia di persone. I suoi ultimi anni di vita sono stati messi in ombra dalla sua omosessualità, ma la sentenza di condanna non fu giusta allora e non lo sarebbe tutt'oggi. Il perdono della Regina è il giusto tributo ad un uomo eccezionale”.