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Addio province, arrivano i collegi delle autonomie

Approda in Consiglio dei Ministri il disegno di legge costituzionale ad hoc per l’abolizione delle province, dopo la bocciatura della Consulta al piano del Governo dei tecnici. Secondo il Corsera Letta & c. puntano ai collegi: ipotesi poi smentita dal Premier.
A cura di Biagio Chiariello
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UPDATE 14.30 – “Questa storia non c'è, è totalmente inventata. Ho letto autorevoli siti che parlavano di questa roba, ma non so di cosa si stia parlando. Fa parte di un meccanismo di disinformazione che ogni tanto accade. La stampa che svolge un servizio pubblico si faccia un esame di coscienza sulle notizie che vengono date”. Così il premier Letta, in conferenza stampa, ha smentito l'indiscrezione apparsa oggi sul Corsera sulla sostituzione delle province coi collegi della autonomie".

Province. Letta & c. oggi ci provano, o meglio ci riprovano. Dopo la bocciatura dalla Consulta sul tentativo del Governo dei tecnici di Mario Monti, la questione oggi torna sul tavolo del Consiglio dei ministri sotto forma di un DDL costituzionale, appoggiato dall'Anci ma inviso all'Upi. L'obiettivo dell'esecutivo delle larghe intese è anche più ambizioso di quello del Prof: se Monti puntava alla riduzione e al riassetto, Letta invece vuole direttamente cassare. Prima via il loro nome dalla Costituzione e poi addio direttamente alle province: al loro posto i "collegi delle autonomie". Enti che non prevedono l'elezione di organi politici: niente presidenti e niente cariche elettive proprie, il collegio sarebbe composto dai soli sindaci, e ciò consentirebbe di risparmiare sugli stipendi di assessori e consiglieri.

I calcoli li fa stamattina Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera:

Qual è la differenza? Non ci saranno organi politici eletti: niente presidente, niente giunta, niente consiglio. Il collegio sarà composto semplicemente dai sindaci del territorio. Sarebbe così eliminato il voto popolare e si risparmierebbe sugli stipendi di assessori e consiglieri. Per il semplice taglio da 86 a 51 Province voluto dal governo Monti si era calcolato, considerando anche le voci indirette, un risparmio fra 370 e 535 milioni di euro l’anno. Con la cancellazione totale i numeri dovrebbero almeno raddoppiare.

La strada, però, è lunga e dura. Il primo testo dell'esecutivo, appunto il disegno di legge costituzionale, arriva già oggi, venerdì 5 luglio, sul tavolo del Cdm e prevede solo la cancellazione della parola province dalla Costituzione. La vera riforma è infatti attesa tra qualche settimana, con un DDL ordinario, più snello e facile da approvare: si tratterebbe di un testo di 16 articoli, sostanzialmente già pronto. Prima di approvarlo, però, il governo vuole aspettare che venga pubblicata la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il percorso tracciato dal governo Monti, in modo da evitare nuovi incidenti di percorso.

"Non disegneremo la mappa da Roma, lasceremo alle Regioni la libertà di decidere" spiega il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio, citato dal Corsera. Tuttavia si partirà dalla cartina esistente: almeno nella fase iniziale i collegi delle autonomie coincideranno con il territorio delle attuali province. I loro compiti saranno limitati: pianificazione dell’ambiente, del territorio, del trasporto locale, più la gestione delle strade di competenza. Tutto il resto, dalla scuola alla cultura, passerà ai Comuni o alle Regioni. "A meno che – spiega Delrio – Comuni o Regioni non decidano di trasferire ai collegi alcune funzioni. Saranno liberi di farlo".

Nel tempo i 57 mila dipendenti delle Province scenderanno di numero. Un effetto collaterale che appare inevitabile del dimezzamento delle province sparse per l'Italia e un danno sostanzialmente accettabile. Il Governo però fa  sapere che non ci sarà nessun esubero: i lavoratori dello Stato saranno pre-pensionati o mandate in altra sede dove possano servire o riconvertiti al part-time. Più semplice a dirsi che a farsi …

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