Addio Fabbrica Italia: ed ora Governo e sindacati chiedono chiarezza alla Fiat
Governo in pressing asfissiante su Fiat dopo la discussa nota diffusa giovedì dal Lingotto in cui Marchionne & c. dicevano «addio» al progetto Fabbrica Italia. Ieri sono stati i Ministri dello Sviluppo Economico e del Welfare ad avanzare richieste di chiarimento: «E' giusto, importante ed urgente fare chiarezza al più presto possibile al mercato e agli italiani» ha detto Corrado Passera, facendo presente che il Governo «farà tutto ciò che è possibile per assicurare che le responsabilità che la Fiat ha nel nostro Paese siano chiarite e rispettate». Il ministro ha poi sentito telefonicamente il comandante in capo Marchionne, lasciando intendere che nei prossimi giorni ci sarà un incontro. Non meno preoccupata è Elsa Fornero, che da Verona fa sapere che «vogliamo approfondire col dottor Marchionne cos'abbia in mente nei suoi piani di investimento e per l'occupazione in questo paese». Anche la titolare del Lavoro, come per il collega sopra, ha ricordato all'ad della Fiat le proprie responsabilità «non soltanto nei confronti degli azionisti ma in quelli più generali di tutti gli stakeholder; i lavoratori sono i primi e poi c'è la società tutta».
In serata sono arrivate poi le dichiarazioni di Susanna Camusso. La segretaria della Cgil, dal palco della Festa del sindacato di Roma e Lazio, non ha lesinato critiche alla Fiat che «ci ha presi tutti in giro, tutto il Paese». «Come Berlusconi ha perso tre anni – ha aggiunto – negando la crisi, tutto il Paese, tanta intelligenza, ha perso tre anni dicendo che la Fiat ci avrebbe stupito con effetti speciali». Anche la Camusso è «preoccupatissima» e sprona il governo a intervenire subito: «Possiamo aspettare ancora? Facciamo le telefonate? O è ora che il governo prenda in mano la situazione? E non chieda a Fiat cosa intende fare, ma dica a Fiat cosa intende fare il Paese?». Quindi l'appello ai "colleghi" della Cisl e Uil: "Lo dico a voi: non difendete un'intesa sbagliata di rottura che è fallita, ma si scelga una via unitaria che possa permettere una nuova politica industriale». Proprio Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, chiede «con molta insistenza a Marchionne di arrivare a un chiarimento pubblico con noi prima di presentare il piano a ottobre per fugare ogni equivoco».
Stupito e perplesso è tutto il mondo politico italiano. Gianfranco Fini, intervistato dal Messaggero, si dice «sorpreso dell'annuncio di Fiat», mentre «hanno fatto bene i ministri Passera e Fornero a chiedere subito chiarimenti all'azienda». Per il segretario del PdL Angelino Alfano, «la questione della Fiat è centrale per il Paese e l'abbandono del progetto di Fabbrica Italia è una cattiva notizia per l'Italia. Ecco perché occorre fare di tutto perché ciò non si realizzi». Più duro è Pier Ferdinando Casini che non ci sta ad «accettare la lezione nei confronti della politica di chi ha tanto parlato durante questi anni e non è riuscito neanche a creare un modello nuovo dell'auto. Da poco sono stati annunciati investimenti miracolosi per l'azienda – ha detto il leader dell'UDC, intervenendo a Orvieto -, oggi di fatto sta suonando il ritiro dall'Italia e noi dobbiamo stare molto attenti».
Non fa mancare il suo commento critico anche il Codacons, sottolineando che «i contributi versati dallo Stato alla Fiat nel corso degli ultimi 10 anni vanno recuperati e restituiti ai cittadini». Per questo deve intervenire il ministero dello Sviluppo economico altrimenti, avverte l'associazione dei consumatori, saranno direttamente i cittadini a chiedere il conto alla Fiat: «stiamo studiando la fattibilità di una azione collettiva».