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Addio al cellulare in classe: la proposta di legge per vietare l’uso del telefono a scuola

Nella proposta di legge per introdurre l’educazione civica a scuola potrebbe essere inserito anche il divieto di usare i cellulari, per alunni e insegnanti, all’interno delle classi. Nello specifico, l’ex ministro Gelmini propone il divieto di utilizzare “telefoni mobili e altri dispositivi di comunicazione elettronica all’interno delle scuole primarie, delle scuole secondarie di primo e di secondo grado”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Nelle scuole elementari, medie e superiori potrebbe essere introdotto il divieto di utilizzare i telefoni cellulari. Sia per gli alunni che per gli studenti. Un divieto che dovrebbe valere “salvo casi particolari specifici”. E che riguarderà “l’utilizzo del cellulare e di altri dispositivi elettronico-digitali nei luoghi e negli orari dell’attività didattica”. In commissione Cultura, alla Camera, è iniziato l’iter della proposta di legge per reintrodurre l’educazione civica nella scuola primaria e secondaria. Una proposta avanzata dal leghista Capitanio, ma su cui convergeranno anche altri testi. Tra cui, come spiega Il Messaggero, quelli di Latini (della Lega) e di Mariastella Gelmini, Forza Italia. Entrambi prevedono il divieto di usare il cellulare in classe. Per gli alunni ma anche per i professori. L’ipotesi è quella di lasciare i telefoni in presidenza e di rivolgersi alla segreteria per le chiamate di emergenza.

La proposta Gelmini

L’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, presenta una proposta di legge in cui si precisa che “fatti salvi i casi previsti dal presente articolo, è vietata l'utilizzazione dei telefoni mobili e degli altri dispositivi di comunicazione elettronica da parte degli alunni all'interno delle scuole primarie, delle scuole secondarie di primo e di secondo grado e negli altri luoghi in cui si svolge l'attività didattica”. A stabilire le condizioni, i casi e i luoghi in cui l’utilizzo dei cellulari è consentito per finalità didattiche o per esigenze imprenscindibili degli alunni, saranno “i regolamenti delle istituzioni scolastiche”. Il divieto non si applica per i dispositivi degli alunni disabili, nel rispetto della normativa vigente. Saranno sempre i regolamenti delle scuole a stabilire le sanzioni disciplinari da applicare in caso di violazioni.

La proposta per l’educazione civica a scuola

Il relatore della proposta di legge, con la probabile unificazione dei testi, sarà il leghista Colmellere. Andranno discussi alcuni punti ritenuti più critici, a partire dalla possibilità che venga introdotta un’ora in più nell’orario scolastico, per il momento un’ipotesi esclusa. C’è poi il nodo dell’insegnamento: spetterà ai docenti già presenti o serviranno nuove figure specifiche? Secondo la proposta di Capitanio, per l’educazione civica si dovrebbe prevedere un monte annuale di 33 ore, “da affidare ai docenti dell’area storico-geografica nelle scuole secondarie di primo grado e ai docenti dell’area economico-giuridica nelle scuole secondarie di secondo grado”. Per le scuole medie si vuole anche proporre l'educazione civica come “materia di esame di fine ciclo”.

Nella proposta di Mariastella Gelmini si ipotizza l’insegnamento dell’educazione civica “anche attraverso attività extra-scolastiche da svolgere presso uffici pubblici, istituzioni, fondazioni e istituzioni culturali”. Rimane però saldo il principio dell’educazione alla digitalizzazione, a dispetto del divieto di usare i cellulari. L’idea è quella di mettere in campo una “attività di sensibilizzazione degli alunni su diritti e doveri connessi all’uso di internet e degli altrimenti strumenti digitali, nonché progetti per prevenire e contrastare il bullismo informatico”. Il testo unico in cui finiranno le varie proposte di legge dovrebbe approdare in Aula a febbraio.

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