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Pescara, la nuvola gigantesca sopra la città: cos’è la ‘shelf cloud’ e come si forma

La tempesta in arrivo su Pescara e dintorni si è manifestata con una grande nuvola dall’aspetto quasi apocalittico. Le “nuvole a mensola” si formano quando due masse d’aria molto diverse tra loro si scontrano e non è dovuto ai cambiamenti climatici.
A cura di Biagio Chiariello
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Un’ondata di maltempo ha colpito tutta l’Italia nella giornata di ieri. Le raffiche di vento hanno portato nuvoloni di tempesta sul mare di Roseto degli Abruzzi. Una bella occasione per i tanti amanti degli scatti ‘da Instagram’ che hanno catturato le immagini della perturbazione, con delle nubi nere, dense e basse, arrivate sui centri urbani. In particolare è diventata virale una nuvola dall'aspetto quasi apocalittico: ribattezzata ‘shelf cloud’, ‘nuvola a mensola’, si forma quando si scontrano due masse d'aria molto diverse fra loro, una più fredda e secca e una più calda e umida. Il fenomeno atmosferico molto particolare è apparso tra i cieli di Pescara, Montesilvano e Francavilla al Mare. Qualcuno ha anche paragonato il fenomeno metereologico a ‘Indipendence day’.

Cos’è la ‘shelf cloud' e come si forma

"È un fenomeno sicuramente impressionante e abbastanza raro, soprattutto per le sue dimensioni, ma che non è dovuto ai cambiamenti climatici", rassicura Marina Baldi, climatologa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). "Le nuvole a mensola, o shelf cloud, si formano lungo la cosiddetta ‘linea di groppo', o ‘squall line', che delimita l'arrivo di una super cella temporalesca di grandi dimensioni", spiega l'esperta. "Il fronte freddo, al suo arrivo, solleva violentemente le masse d'aria più calde preesistenti al suolo, le quali risalendo condensano dando vita alla shelf cloud che può protendersi in un inarcamento, la cupola più chiara che si vede nelle immagini, mentre sotto la parte più scura è quella più umida dove si sta formando il temporale". "Queste nuvole si estendono per qualche chilometro e hanno una durata abbastanza breve", prosegue Dino Zardi, fisico dell'atmosfera dell'Università di Trento. "Non vengono fotografate spesso, ma non sono insolite nel nostro Paese. Quello che però non sappiamo ancora è se la loro frequenza aumenterà nel prossimo futuro con i cambiamenti climatici in atto: la statistica che abbiamo non è ancora abbastanza robusta". Per avere risposte certe "serviranno nuovi dati per aumentare la casistica, ma anche più risorse per la ricerca".

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