"Sono stato frainteso". Alzi la mano chi non ha subito pensato all'ennesima dichiarazione di Silvio Berlusconi. No, per quanto strano possa sembrare, si tratta del non certo esaltante avvio alla guida del Comune di Parma di Federico Pizzarotti, eletto trionfalmente grazie al sostegno del Movimento 5 Stelle. Un esordio che non sarà certamente ricordato come un capolavoro di diplomazia e di comunicazione, visto che ad un approccio (comprensibilmente) arrogante e scostante verso televisioni e giornali nel dopo – ballottaggio, il neo Sindaco ha associato un paio di scivoloni "dialettici e programmatici" che hanno mostrato tutte le contraddizioni di un processo (per forza di cose, sia chiaro) ancora in costruzione. "Grillo ha aperto una strada, ma a Parma hanno eletto noi", un commento a caldo che non è piaciuto a tanti nel blog di Grillo, ma che a dirla tutta non rende neanche giustizia a chi si è speso in maniera forsennata in campagna elettorale, facendo della cittadina emiliana il "simbolo" di una nuova riscossa civile, "l'alba della Terza Repubblica" come ha detto lo stesso neo – Sindaco.
La moneta locale, la ricerca online, il ricorso ai tecnici – Che non sia semplice districarsi in una simile situazione, per giunta con un'attenzione mediatica senza precedenti (che però, va detto, ha comunque caricato di un valore "superiore" la contesa di Parma, finendo con l'agevolare il Movimento), è abbastanza pacifico. Quello che è certo, però, è che almeno in questa prima fase sarebbe stato molto più saggio "aspettare, digiunare e pensare", tanto per affidarsi a citazioni di un certo livello. Perché, come ripetevamo in tempi non sospetti, non è possibile cambiare radicalmente un "sistema" senza un'adeguata fase di riflessione ideologico – programmatica, senza un'adeguata preparazione, formazione dei quadri dirigenti e radicamento territoriale (e su quest'ultimo punto il Movimento ha fatto passi da gigante negli ultimi mesi). E soprattutto, non è un'eresia pensare ad un po' di cautela prima di lanciarsi in confusi proclami. E' di qualche giorno fa ormai la polemica sull'ipotesi di una moneta locale, che avrebbe rappresentato un'ancora di salvezza o come scriveva linkiesta "un bonus per uscire dal «signoraggio», creando un sistema virtuoso di scambio, simile al baratto, per bypassare la stretta creditizia, senza più interessi privati": una boutade (almeno nelle attuali contingenze), ma soprattutto il sintomo evidente che qualcosa è necessariamente da "fixare" negli ingranaggi del M5S. Un qualcosa che risponde anche all'irrisolta questione del rapporto "gerarchico" all'interno del Movimento (che in Emilia Romagna ha in Giovanni Favia un punto di riferimento importante). Perché mettere in discussione il leader non è operazione facile né a dirla tutta sensata, dal momento che, piaccia o meno a Pizzarotti, in questa fase il Movimento 5 Stelle è schiacciato sulla figura di Grillo, che ne è anima e spirito, collante e catalizzatore mediatico.
La formazione della classe dirigente – E' chiaro che ogni considerazione deve tener conto del "fattore tempo", ma allo stesso tempo quantomeno singolare appare la modalità con la quale il Movimento intende sopperire ad una evidente lacuna "tecnico – organizzativa". Rivalutata l'ipotesi del ricorso ai tecnici, come fa notare un puntuale post de laprivatarepubblica, dalle pagine del blog di Beppe Grillo spunta un annuncio con tanto di appello:
La Rete non deve lasciare soli i sindaci del MoVimento 5 Stelle. Tutto è avvenuto molto in fretta e c'è la necessità di ricoprire ruoli operativi. A Parma abbiamo bisogno di aiuto. Cerchiamo una persona con esperienza della gestione della macchina comunale per la carica di direttore generale al più presto. Incensurata, non legata ai partiti, di provata competenza.
Tutto normale, trattandosi di un esperimento nato e cresciuto in Rete. Tutto apprezzabile nell'ottica dell'allargamento degli spazi di democrazia e partecipazione. Tutto interessante ed innovativo, dal momento che bypassa le segreterie dei partiti e chiama in causa direttamente i cittadini. Tutto molto bello, insomma…ma a patto di farlo prima delle elezioni. Perché chi si presenta agli elettori deve garantire la "qualità" del proprio operato, deve essere in grado di recepire le istanze e spiegare ai cittadini cosa, come e con chi metterle in pratica (ed è una delle critiche degli stessi candidati a 5 stelle). Perché guidare una città non è impresa semplice e tanto più se si subentra ad una classe politica fallimentare. Insomma, la strada della rivoluzione è ancora lunga e non sarebbe un errore "aspettare, digiunare e pensare"…