Non si ferma la battaglia a difesa della Costituzione Repubblicana. Il prossimo 12 marzo si terrà a Roma una manifestazione nazionale promossa dall’Associazione “Articolo 21”, da tempo impegnata in campagne di sensibilizzazione sui valori della nostra Carta. Già si registrano numerose adesioni da parte del mondo politico. Proprio ieri il segretario del Pd Bersani ha inviato una lettera agli organizzatori della manifestazione sottolineando la necessità di scendere in piazza “a difesa della nostra bellissima Costituzione”e per difendere “la libertà d’informazione e il diritto dei cittadini di essere informati”. Anche uno dei leader di Sinistra Ecologia e Libertà, l’ex Ministro di Università e Ricerca, ha evidenziato l’importanza di manifestare il 12 marzo per la Costituzione e contro un “Governo della malavita”.
Tra tutte, però, spicca l’adesione della parlamentare di Futuro e Libertà Angela Napoli, la quale ha dichiarato di condividere le ragioni della manifestazione e di condannare “qualsiasi forma di bavaglio che artatamente vorrebbe minare la democrazia repubblicana”. Gli organizzatori denunciano il dilagare del malaffare nelle questione pubbliche del nostro paese, il moltiplicarsi di atteggiamenti irriguardosi della dignità delle Istituzioni Repubblicane e l’esigenza di porre un freno alla deriva populista di certo dibattito politico. In effetti si può affermare che, negli ultimi anni, l’autorevolezza e la credibilità delle nostre Istituzioni siano state notevolmente messe in crisi. Gli scandali che hanno colpito il Presidente del Consiglio non hanno certo rafforzato l’immagine dell’Italia sullo scenario internazionale, anzi. Se si leggono i titoli delle testate giornalistiche estere riguardanti l’Italia si prova un senso di rabbia mista a delusione per i toni e le dichiarazioni, per il rinvigorirsi di vecchi pregiudizi che negli anni eravamo faticosamente riusciti a smontare. Tale situazione ha determinato, inoltre, un’ulteriore incremento della sfiducia dei cittadini nei confronti della politica, ormai percepita e classificata come un luogo destinato esclusivamente alla difesa di interessi personali.
A tutto ciò va aggiunto, altresì, il clamore che sta suscitando la cosiddetta pratica della “compravendita” dei parlamentari. Qui non si tratta soltanto di decoro e rispetto per le Istituzioni. La questione è molto più profonda. La posta in gioco riguarda, ne più ne meno, la tenuta democratica dell’ordinamento Repubblicano. Se dovessero trovar fondamento le notizie di Parlamentari che hanno determinato il loro posizionamento politico-partitico in virtù di ragguardevoli “agevolazioni” sul piano economico-finanziario, ci troveremmo in una situazione senza precedenti. Se in passato, nel nostro paese come in ogni parte del mondo, non sono mancati singoli episodi di trasformismo, in questo caso la situazione sarebbe radicalmente diversa.
Gli equilibri generali del Parlamento, evidentemente espressioni di una volontà politica, verrebbero ad essere condizionati da un potere economico e mediatico che ne sconvolgerebbe irrimediabilmente la logica di formazione. Non più il dibattito e il confronto tra posizioni diverse a determinare la volontà generale del Parlamento ma, bensì, l’assoggettamento al potere economico. Tra i temi forti che verranno posti all’attenzione dell’opinione pubblica il 12 marzo, non poteva mancare quello riguardante la libertà d’informazione. I dati che arrivano dalle maggiori agenzie di monitoraggio internazionali sulla situazione della libertà d’informazione del nostro paese, sono a dir poco allarmanti. La commistione tra il potere politico e la proprietà di buona parte del sistema radio-televisivo, continua ad essere un’anomalia tutta italiana. In una democrazia che si rispetti dovrebbe essere il sistema informativo radio-televisivo a controllare la politica, e non viceversa. I continui contrasti tra il Colle ed il Governo in tema di informazione, danno l’idea del livello di scontro raggiunto. In questo scenario, l’ipotesi di messa a punto e di promulgazione della tanto vituperata “legge bavaglio” sulle intercettazioni, potrebbe significare, una volta per tutte, la fine dell’informazione così come l’abbiamo conosciuta finora.
In un contesto così difficile ed articolato, il riferimento alla nostra Carta Costituzionale (tra l’altro unanimemente riconosciuta come una delle più avanzate nel mondo occidentale in tema di principi), alle sue indicazioni, ai suoi valori fondanti, rappresenta un’indicazione saggia ed equilibrata. Un testo nato dalla lotta di resistenza anti-fascista, dal dialogo tra tutte le espressioni migliori del mondo politico democratico, un testo che fa delle libertà, della giustizia e della solidarietà i suoi valori ultimi, dovrebbe essere considerato come la cornice unitaria entro la quale giocare il gioco della politica. L’augurio è che l’invito a considerare la Costituzione come la bussola da seguire, sempre e comunque, per ciò che riguarda la vita pubblica del nostro Paese, venga recepito da tutti.
Rocco Corvaglia – Adriano Biondi