Papa Francesco, i custodi di Terra Santa: “Ogni giorno al telefono con Gaza, è stato come un padre”

Fra Alberto Ioanis Pari è il segretario dei custodi di Terra Sancta, i frati francescani che da centinaia di anni custodiscono i luoghi sacri del cristianesimo a Gerusalemme e a Betlemme. Da qui il collegamento con la chiesa della Sacra Famiglia di Gaza è costante, ed è in questi luoghi che la voce di Papa Francesco arrivava costantemente. E non è tanto per dire. Chiamava proprio tutti i giorni a Gaza e si informava costantemente con gli altri cristiani presenti nell'area. A Gerusalemme e Betlemme con i Custodi di Terra Sancta e con il cardinale Pierbattista Pizzaballa, del Patriarcato Latino di Gerusalemme.
Dopo la morte di papa Francesco abbiamo raggiunto telefonicamente Fra Alberto a Gerusalemme, dove negli ultimi giorni i riti della Pasqua sono stati accompagnati anche da episodi di violenza verso i fedeli che si recavano alle celebrazioni da parte della polizia israeliana.
Papa Francesco ha sempre portato nel cuore la Terra Santa e la situazione di Gaza, li sentivate spesso?
Diciamo che è stato l'unico ad avere il coraggio di dire apertamente tante cose che in molti vorremmo dire, esprimere, ma spesso per diplomazia o prudenza, non abbiamo fatto. Ed è giusto anche che sia il Papa come voce di tutta la Chiesa a esprimere a volte le cose più delicate. Anche fino a ieri ha avuto parole di verità su quanto sta avvenendo a Gaza, ma anche di speranza affinché tutto presto finisca e gli ostaggi siano liberati. Se parlassero di più i potenti che hanno responsabilità di queste cose, come ha fatto il Papa, forse avremmo qualche cambiamento, più velocemente.
In questi ultimi due anni vi è stato molto vicino, quanto è stato importante per voi?
Per i cristiani locali è stata una benedizione sempre. Sebbene in tanti hanno manifestato solidarietà anche con beneficenze e con aiuti economici, però la vicinanze che ha espresso il Santo Padre c'è sempre stata. Ogni giorno era in contatto telefonico con i cristiani della parrocchia di Gaza, e questo anche i precedenti Papi non l'hanno fatto. Erano vicini, a volte si interessavano, ma una vicinanza così, quasi da padre, quotidiana, è stata incredibile.
Che strada ci ha indicato rispetto alle guerre del nostro tempo?
Io penso che le sue parole più grandi, più importanti, le ha espresse nell'enciclica "Fratelli tutti". Riprendendo anche il messaggio di San Francesco d'Assisi, ha cercato di dire al mondo che dobbiamo riprendere questa spiritualità, in cui siamo tutti figli, e fratelli e sorelle, di un unico padre. A prescindere dalle divisioni politiche, diplomatiche e religiose. Penso che questo sia il messaggio più bello. Alcuni ebrei ci hanno già manifestato grandi condoglianze facendo leva proprio su questa tematica.
Per voi sono stati giorni particolari, cosa è successo a Gerusalemme?
Noi abbiamo comunque potuto celebrare in piena libertà tutte le nostre celebrazioni, è vero che la polizia soprattutto con i fedeli cristiano ortodossi è stata un po' più aggressiva. È vero che ancora non c'era la libertà di avere tutti i pellegrini presenti, perché la situazione non lo permette. È stata comunque una Pasqua particolare.