La preside di un liceo di Padova vieta lo schwa sul giornalino, scoppia la polemica: “Non è inclusivo”

Il caso del giornalino scolastico del liceo artistico di Padova Pietro Selvatico, "Wild Times", ha scatenato le polemiche. Pomo della discordia è stato la decisione di un’ex studentessa che in un articolo ha scelto di utilizzare lo schwa, il simbolo "ə", per riferirsi in modo neutro alla comunità scolastica.
La scelta non è stata ritenuta "opportuna" dalla dirigente dell'istituto, Giovanna Soatto, che ha chiesto la modifica del testo prima della pubblicazione. La redazione ha risposto con una lettera aperta definendolo un "atto di censura".
"Cinque anni fa il "Wild Times" è nato come espressione degli studenti del nostro liceo, che si sentivano oppressi dall’emergenza sanitaria e dall’impossibilità di vedersi e comunicare. – si legge – Questo progetto è stato per moltissimi un luogo dove esprimere al massimo la propria creatività, condividendo le proprie passioni e le proprie conoscenze".
"Un luogo dove abbiamo conosciuto amici e avuto la possibilità di confrontarci con altri studenti di tutte le età. Per tutti noi, il giornalino studentesco dovrebbe rimanere tale: un’opera degli studenti del Liceo Selvatico che ci insegna giorno per giorno quanto l’arte sia espressione dell’artista, quanto ciò che scriviamo, dipingiamo e creiamo non sia fatto per essere espressione del pensiero di altri, ma del nostro".
"Il linguaggio della scuola deve poter parlare a tutti, non solo alla comunità queer", ha replicato successivamente la preside cercando di chiudere la polemica.
Ma dopo l'esplosione del caso la deputata del Pd Rachele Scarpa ha annunciato la presentazione di un‘interrogazione parlamentare sul tema della libertà di espressione nelle scuole e sull'utilizzo di linguaggi inclusivi.
"La redazione studentesca – ha detto Scarpa – ha reagito coraggiosamente con una lettera aperta definendo l'accaduto ‘un atto di censura‘, e ricordando che il loro giornalino ‘è nato per dar voce a tutti, non per omologare il pensiero'".
"Trovo triste che una battaglia che vuole raccontarsi come ‘in difesa della lingua italiana‘ abbia come esito la soppressione e la censura di ciò che liberamente viene scritto dalla comunità studentesca", aggiunge citando l'art. 21 della Costituzione: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".
L'esponente dem ha preso poi a esempio il caso di Padova per denunciare "il clima culturale oscurantista e repressivo che l'attuale governo sta promuovendo nel mondo della scuola e della cultura. Come la circolare di marzo del ministro Valditara che invita le scuole ad ‘attenersi alle regole della lingua italiana' evitando simboli come lo schwa" .
“Condivido pienamente l’intervento della preside Scotto. Non c’è nulla di inclusivo in un linguaggio non comprensibile ed è bene che questo messaggio passi soprattutto nelle scuole”, è invece la posizione del senatore di Fratelli d’Italia Luca de Carlo, coordinatore regionale Veneto del partito.
“Non a caso l’Accademia della Crusca ha più volte evidenziato che le pratiche come la schwa e l’asterisco non sono grammaticalmente corrette e che il loro impiego ostacola la leggibilità e l’accessibilità dei testi", ha aggiunto.
"Per far sì, dunque, che l’art. 21 della Costituzione venga davvero rispettato é importante continuare a promuovere l’uso della lingua italiana – la lingua in cui è scritta infatti la stessa Costituzione – e non di altre invenzioni lessicali che invece di includere finiscono per escludere”, conclude De Carlo.