Opinioni

L’incontro tra Meloni e Trump ci ha solo confermato cose che sapevamo già

Quello tra Meloni e Trump, nonostante la retorica trionfalistica della maggioranza di governo, è un incontro da cui non è uscito assolutamente nulla che non sapessimo già. Certo, sul piano comunicativo ha funzionato, ma cosa è stato deciso sul piano concreto?
A cura di Annalisa Girardi
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Ma quindi, come è andato questo incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump alla Casa Bianca? Cosa è stato deciso?

Ieri sera grandi annunci non ce ne sono stati, più che altro abbiamo visto confermata una cosa che sapevamo già: Trump e Meloni si piacciono molto, c’è un’affinità ideologica che non sembra esserci con nessun altro leader europeo.

Trump lo ha detto chiaramente, ha riempito Meloni di complimenti, definendola una persona eccezionale, dicendo che sta facendo un ottimo lavoro e che una dei suoi più stretti alleati. La presidente del Consiglio, da parte sua, è stata più precisa su quello che ha da spartire con Trump: ha detto che una delle battaglie che condividono è quella contro l’ideologia woke e l’immigrazione clandestina.

Insomma, su questo Meloni ci sta confermando di essere affine agli Stati Uniti di Trump. Anche se gli Stati Uniti di Trump sono quelli che espellono i migranti in catene, li deportano senza consultare avvocati o giudici; arrestano gli studenti nelle università e cercano di imporre agli atenei cosa insegnare minacciando di tagliare i fondi; cancellano i programmi di inclusione e riducono all’osso gli investimenti nella ricerca e negli aiuti umanitari.

Quando Giorgia Meloni dice che con Trump vuole rendere l’Occidente great again, intende che vuole tutto questo?

Una cosa certa è che la nostra presidente del Consiglio ha sempre cercato di presentarsi come l’interlocutrice privilegiata del presidente statunitense, proprio facendo leva su questa affinità ideologica. Se ci sia riuscita in questo viaggio è difficile da stabilire. Certo, a parole sembrerebbe di sì, visti tutti i complimenti che i due si sono scambiati. Ma se guardiamo a quello che era l’obiettivo del viaggio a Washington, possiamo dire che Meloni abbia avuto successo?

Sui dazi, tema caldo di queste settimane, non è stato detto praticamente nulla. Entrambi hanno detto che sperano in un accordo (anche se però Trump ha detto di non aver cambiato idea al momento) e dettagli nel merito non ne sono stati dati. Certo, Meloni non poteva negoziare in prima persona per conto dell’Unione europea, che ha la competenza esclusiva sul commercio estero, ma avrebbe dovuto persuadere Trump a sedersi al tavolo dei negoziati con Bruxelles. Di tutto questo non sappiamo nulla, la presidente del Consiglio ha solo comunicato che Trump ha accettato il suo invito a Roma e che magari quella sarà l’occasione per incontrare anche l’Europa. Quando? In un futuro prossimo, non sappiamo quando.

Insomma, per quanto riguarda i dazi sul tavolo non c’è assolutamente nulla per ora. E nel frattempo il rischio che la situazione venga precipiti, con Trump, è sempre dietro l’angolo. Questo Meloni lo sa bene, sa che non può mai stare tranquilli con il presidente.

Ha dimostrato di saperlo ad esempio durante lo scambio su Zelensky. Meloni ha risposto a una domanda sulla guerra – in italiano – dicendo che Putin è l’invasore e che è stata la Russia a iniziare la guerra. Trump ha subito scherzato chiedendole “ma cosa hai detto, suonava benissimo”. Ma quando il traduttore ha iniziato a tradurre, Meloni si è subito affrettata a spostare la conversazione sulle spese militari, confermando che l’Italia arriverà all’obiettivo del 2% del Pil.

Trump, da parte sua, ha ridimensionato un minimo le frasi su Zelensky, che nei giorni scorsi aveva nuovamente accusato di aver cominciato la guerra, pur sottolineando di non avere grandi simpatie per il presidente ucraino, di non essere un suo fan. E ha ripetuto che la guerra non si sarebbe mai dovuta cominciare. Ma ancora una volta, nulla che non sapessimo già.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Video. Scrivo, realizzo video e podcast su temi di attualità e politica, provando a usare parole nuove per raccontare il mondo di sempre. 
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