Aumento spesa militare al 2% del Pil, servono 10 mld: il trucco del governo per impiegare meno fondi

L'aumento della spesa militare per arrivare al 2% del Pil è dato per assodato. Lo hanno confermato anche i due vicepremier Tajani e Salvini un'intervista qualche giorno fa: "Siamo pronti ad arrivare al 2%, presto ci sarà l'annuncio ufficiale del presidente del Consiglio", ha detto il ministro degli Esteri.
"Questo è un segno della volontà italiana di rafforzare il pilastro europeo della Nato", ha assicurato il ministro azzurro. L'intenzione del governo è stata confermata anche dal ministro dei Trasporti Salvini: "Sono assolutamente d'accordo ad aumentare gli investimenti per difendere l'Italia e gli italiani, anche più del 2%".
Questa mattina poi il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha detto che l'obiettivo verrà centrato entro il 2025: "Con riferimento alle spese per la difesa e, più in generale, la sicurezza del Paese, il lavoro di ricognizione secondo la metodologia Nato, effettuato con particolare scrupolo, lascia ritenere che già da quest'anno saremo in grado di raggiungere l'obiettivo del 2% del pil assunto nel 2014", ha detto il titolare del Mef nel corso dell'audizione sul Dfp davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. "Siamo oltremodo coscienti, anche alla luce delle attuali tensioni, dell'esigenza di incrementare tali spese nei prossimi anni", ha aggiunto il ministro. Le valutazioni che saranno effettuate in tal senso "dovranno ovviamente considerare anche gli esiti delle interlocuzioni avviate a livello europeo circa gli strumenti di finanziamento e le flessibilità nell'ambito delle regole di bilancio".
La questione da analizzare è come l'esecutivo intenda perseguire questo risultato. L'Osservatorio Milex sulle spese militari italiane ha pubblicato un approfondimento sul suo sito, in cui parte da alcune considerazioni.
La prima è che la meta del 2% del Pil in spesa militare non è nuova. Se ne è spesso parlato in questi anni, a partire dal 2006, messo nero su bianco in un accordo informale dei ministri della Difesa, poi rilanciato durante il vertice dei Capi di Stato e di Governo del 2014 in Galles. L'osservatorio sottolinea come il Parlamento non si sia mai espresso sul punto, e inoltre, "l’obiettivo del 2% non è mai stato giustificato in termini militari e collega una previsione di spesa pubblica a un parametro che non si può definire preventivamente (nessuno sa ancora quale sarà il PIL del 2025, ad esempio), che è soggetto a fluttuazioni impreviste (si pensi al crollo inaspettato durante il Covid-19) e comprendente nel suo conteggio anche la ricchezza privata".
Per quanto riguarda la seconda considerazione, l'Osservatorio calcola il valore complessivo della spesa militare italiana per il 2025, che è più di 32 miliardi di euro (pari ad un rapporto dell’1,42% sul PIL previsionale NADEF calcolato a fine anno scorso). Il governo però utilizza un trucco per provare ad allinearsi all'obiettivo del 2% senza dover impegnare troppi fondi: dichiara una spesa militare ‘gonfiata'. Vediamo come.
"Incrociando i dati della Difesa sulla spesa attuale all'1,57% del Pil e quelli sul valore dello stesso Pil contenuto dal Documento di finanza pubblica 2025 (l'ex Def) appena pubblicato dal Mef (2.256,8 mld il Pil 2025) il bilancio difesa in chiave Nato", quello che considera anche i fondi Mimit per le armi, i fondi Mef per le missioni all'estero, le spese Inps per le pensioni, ma non i costi per i Carabinieri se non quelli dispiegabili all'estero, "quest’anno si aggirerebbe sui 35,4 miliardi. Ben più dei suddetti 32 miliardi stimati in base agli stanziamenti previsti nella Legge di bilancio 2025".
Partendo dunque da questo livello di spesa, per raggiungere subito il 2% del Pil – ovvero 45,1 miliardi considerando il valore di oggi del Pil – servirebbe un investimento aggiuntivo di almeno 9,7 miliardi. Sarebbe un investimento enorme per le casse dello Stato, che il Mef punta a tagliare di qualche miliardo presentando alla Nato – che difficilmente accetterà – una spesa che comprenda anche altre voci già a bilancio, fino ad ora non considerate: non solo Carabinieri (costo totale: oltre 7 miliardi) ma anche Guardia Costiera a carico del Ministero dei Trasporti (per oltre 3 miliardi) e Guardia di Finanza a carico del Mef (per quasi 1 miliardo).
Il punto è che, come ricorda l'Osservatorio, nei documenti Nato si legge che tali costi "possono anche includere reparti di altre forze (ma) solo in proporzione alle forze che sono addestrate secondo tattiche militari, equipaggiate come una forza militare, in grado di operare sotto autorità militare diretta durante operazioni schierate, e realisticamente impiegabili al di fuori del territorio nazionale a supporto di una forza militare".