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Omicidio Sara Campanella

Femminicidio Sara Campanella, l’avvocato di Argentino risponde alla famiglia: “I processi si fanno in tribunale”

L’avvocato di Stefano Argentino risponde alla collega della famiglia di Sara Campanella che contestava la richiesta di una perizia psichiatrica: “La mia richiesta, già annunciata, è un sacrosanto diritto dell’indagato, un mezzo di prova del codice di rito, non una routine giudiziaria o, come definita dalla parte civile, ‘una mossa che ci si aspetta’”.
A cura di Giorgia Venturini
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"La richiesta di una perizia psichiatrica, già annunciata, è un sacrosanto diritto dell’indagato, un mezzo di prova del codice di rito, non una routine giudiziaria o, come definita dalla parte civile, ‘una mossa che ci si aspetta'". Così l'avvocato di Stefano Argentino risponde alla collega della famiglia di Sara Campanella, la ragazza uccisa a coltellate lo scorso 31 marzo a Messina. Il legale difensore, Giuseppe Cultrera, del ragazzo in carcere con l'accusa di omicidio (e con l'aggravante della crudeltà, dei futili motivi e delle premeditazione) aveva spiegato in questi giorni la sua intenzione di procedere con una perizia nei confronti del suo assistito. Una decisione che Concetta La Torre, l'avvocata della mamma di Sara Campanella Cetty Zaccaria, aveva commentato così all'Adnkronos: "Stefano Argentino era lucido, non ha nulla di psichiatrico".

Secondo La Torre questa "è una mossa che ci aspettavamo, una strategia difensiva tipica nei casi di femminicidio. Quello che a cui ricorrono tutti gli assassini, soprattutto quando hanno confessato, nel tentativo di ottenere uno sconto di pena. Le perizie psichiatriche in questi casi sembra costituiscano la ‘panacea' di tutti i mali".

L'avvocato di Stefano Argentino aveva precisato fin da subito che la sua intenzione non è quella di chiedere l'assoluzione, soprattutto perché il suo assistito è reo confesso. Ora alle parole della collega replica così:

Anche la costituzione di parte civile è una ‘mossa che ci si aspetta', ma è giusto sia così. Spingersi a tanto, addirittura a un gesto ingiustificabile, che ha scosso la comunità intera lasciandola attonita, non può non avere un motivo di disagio alle spalle. Vanno fatte indagini specifiche più approfondite, anche con analisi della gentilizia. Nel 2025 non ci si può non servire delle neuroscienze in ambito psichiatrico. Nel caso in esame va chiesta per avere contezza tecnica dello status di Stefano, sia prima, sia durante che dopo il delitto. Questa difesa non ha alcuna presunzione di sostituirsi a un consulente del giudice, specialista, per affermare con certezza la lucidità, o la non lucidità, dell’indagato.

L'avvocata della famiglia di Sara Campanella aveva tenuto anche a precisare: "Non temiamo nulla, siamo certi che avremo una sentenza giusta. Per altro, ha deliberatamente nascosto l'arma del delitto, perché il coltello che ha ferito a morte Sara non si trova, e sembra che abbia anche occultato il giubbotto indossato al momento del delitto e che doveva essere pieno di sangue. Quindi, una mente perfettamente lucida che dopo l'omicidio si disfa del coltello".

Il legale di Stefano Argentino è intervenuto anche sull'arma del delitto:

Il fatto che l’indagato abbia occultato l’arma (si continua a sostenere che trattasi di un coltello!) è solo una delle tante ipotesi, quella più facile per parte avversaria. Il ritrovamento o meno dell’arma non rappresenta di certo una svolta per le indagini: Argentino è già reo confesso. Il tutto sarebbe solo frutto di curiosità mediatica, irrilevante ai fini d’indagine. I processi si fanno in Tribunale, nelle aule in cui si deve acclarare la responsabilità sulle risultanze probatorie. Ho già trattato altri casi di importanti femminicidi, in cui mi trovavo a difendere la vittima. L'ho fatto nel massimo rispetto delle norme processuali a tutela di ognuna delle parti del processo.

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