Giudice minaccia Trump: “Ignora le sentenze e continua a deportare migranti, è oltraggio alla corte”

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump rischia di essere accusato di oltraggio alla corte per non aver rispettato una sentenza del tribunale di Washington Dc, risalente al 15 marzo, che gli ordinava di sospendere immediatamente le espulsioni illegali di persone migranti. A dichiararlo è stato il giudice federale James Boasberg, con un'ordinanza.
Nel testo si legge che ci sono le basi per una denuncia, e che quindi la Casa Bianca può rispondere in due modi: spiegare cosa ha fatto e cosa intende fare concretamente l'amministrazione per rispettare la sentenza; oppure dichiarare ufficialmente chi sono le persone che, pur essendo a conoscenza della sentenza, hanno deciso di non bloccare le deportazioni. Le persone (tra cui ci potrebbe essere anche il presidente stesso) che saranno poi accusate di oltraggio alla corte.
Perché Trump e i suoi ufficiali rischiano l'accusa di oltraggio alla corte
Il giudice ha dato tempo a Trump e alla sua amministrazione fino al 23 aprile per rispondere, ma il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca Steven Cheung ha già replicato sui social, dicendo: "Intendiamo fare immediatamente ricorso. Il presidente è impegnato al 100% ad assicurarsi che migranti illegali terroristi e criminali non siano più una minaccia per gli americani e le loro comunità in tutto il Paese". Ancora una volta, quindi, sembra che non ci sia nessuna intenzione di ascoltare la sentenza.
Il giudice sostiene che, se la Casa Bianca non spiegherà cosa ha fatto per rispettare la sentenza, potrà svolgere lui stesso delle audizioni e poi segnalare il caso alla procura, per procedere con l'accusa di oltraggio alla corte. Se il procuratore generale del dipartimento di Giustizia, legato all'amministrazione Trump, si rifiutasse di raccogliere il caso, Boasberg ha detto che si rivolgerebbe a un altro legale. Il giudice ha scritto: "La Costituzione non tollera la volontaria disobbedienza a ordini giudiziari – specialmente da parte di ufficiali che hanno giurato di difenderla".
La ‘minaccia' nell'ordinanza di Boasberg è la più dura risposta legale arrivata finora alle azioni della presidenza di Donald Trump. In passato la minaccia di essere accusati di oltraggio alla corte è stata sufficiente a spingere gli esponenti del governo a obbedire alle sentenze, ma in questo caso sembra che la Casa Bianca voglia continuare lo scontro. Peraltro, la legge prevede che il presidente possa concedere la grazia a persone condannate di oltraggio.
La sentenza sui migranti e l'attacco del presidente Usa
La sentenza di Boasberg a marzo si riferiva a un gruppo specifico di persone migranti che erano in trasferimento verso El Salvador, nella prigione di massima sicurezza dove vengono incarcerate le persone deportate. Erano state accusate, senza prove, di avere dei legami con una gang venezuelana; poi catturate e deportate senza aver avuto l'opportunità di difendersi legalmente. L'ordine era di fermare quei voli e farli tornare negli Usa, cosa che l'amministrazione non ha fatto.
Dopo la sentenza del giudice, il presidente Trump aveva attaccato Boasberg e detto che avrebbe dovuto essere rimosso dal suo incarico. Il segretario di Stato Marco Rubio aveva condiviso un post in cui il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, condivideva la notizia della sentenza e scriveva: "Ops… Troppo tardi".
Il caso Abrego Garcia
Il caso è scollegato da quello di Kilmar Abrego Garcia, cittadino salvadoregno che viveva da anni negli Stati Uniti ed è stato deportato senza motivo. Anche l'amministrazione ha ammesso che il suo arresto è avvenuto "per errore". Sulla vicenda di Abrego Garcia è intervenuta la Corte Suprema, che ha deciso all'unanimità – nonostante nella Corte siedano in maggioranza dei giudici conservatori, di cui diversi nominati da Trump stesso – che gli Stati Uniti devono riportarlo nel Paese. Ma finora l'amministrazione Usa ha opposto resistenza alla decisione, scaricando la responsabilità su El Salvador (che viceversa ha detto che non spetta a loro farlo rientrare).