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Magistrati contro il decreto Sicurezza: “Profili di incostituzionalità, il Parlamento lo cambi”

L’Associazione nazionale magistrati ha detto che nel decreto Sicurezza ci sono “possibili profili di illegittimità costituzionale”, e ha criticato le misure al suo interno: dai nuovi reati che puniscono la “marginalità sociale” alle norme che peggiorano la situazione delle carceri.
A cura di Luca Pons
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"Il decreto Sicurezza appena entrato in vigore pone seri problemi di metodo e di merito", e "non si concilia facilmente con i principi costituzionali di offensività, tassatività, ragionevolezza e proporzionalità". In generale, ci sono "possibili profili di illegittimità costituzionale". Lo ha detto la Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati, attaccando la norma che il governo Meloni ha approvato in Consiglio dei ministri, è entrata in vigore il 12 aprile e contiene numerosi nuovi reati e aggravanti.

I magistrati hanno denunciato innanzitutto il fatto che "il ricorso al decreto legge ha posto nel nulla un fecondo dibattito in Parlamento che durava da oltre un anno". Infatti, il decreto Sicurezza era fermo al Senato da tempo per il confronto in commissione, dove erano emerse anche alcune divisioni interne alla maggioranza. Il governo ha deciso di tagliare corto, e portare il testo al Consiglio dei ministri. Ora è già in vigore, e il Parlamento ha due mesi di tempo per convertirlo in legge. In questo tempo si potranno fare altre modifiche, e per questo i magistrati hanno fatto avere il loro parere.

"Le quattordici nuove fattispecie incriminatrici, l’inasprimento delle pene di altri nove reati e l’introduzione di aggravanti prive di fondamento razionale" creano un "apparato normativo che non si concilia facilmente con i principi costituzionali di offensività, tassatività, ragionevolezza e proporzionalità", ha affermato l'Anm. Per di più, i nuovi reati puniscono "in modo sproporzionato condotte che sono spesso frutto di marginalità sociale e non di scelte di vita". Un esempio: la pena per l'occupazione abusiva di una casa è uguale a quella di chi viene condannato per omicidio colposo per non aver rispettato le norme sulla sicurezza sul lavoro.

In più c'è la decisione di "incriminare la resistenza passiva nelle carceri e nei Cpr": chi non obbedisce a un ordine, anche se non danneggia nulla, non minaccia e non ferisce nessuno, sarà passabile del nuovo reato di rivolta. "Dunque la resistenza non violenta e la semplice manifestazione del dissenso produce effetti criminogeni, con il rischio concreto che lo stato di detenzione diventi il presupposto per l’irrogazione di nuove e ulteriori condanne". Insomma, chi viene detenuto in un Cpr, anche se non ha commesso reati, potrebbe essere incriminato direttamente sul posto proprio perché è stato incarcerato e poi ha protestato.

In più, "nonostante la gravissima situazione carceraria, più volte denunciata", c'è una stretta sulle misure alternative al carcere e i benefici penitenziari, senza contare che si apre alla possibilità di imprigionare anche donne incinte o con figli di meno di un anno. E dall'altra parte non ci sono "misure per fronteggiare la drammatica situazione degli istituti penitenziari", le "condizioni fatiscenti delle carceri italiane", il loro "sovraffollamento e l'elevato numero di suicidi, tanto tra la popolazione detenuta quanto tra la polizia penitenziaria".

La speranza dei magistrati quindi è che in Parlamento "possano essere adottati tutti i correttivi necessari a scongiurare i rischi di un diritto penale simbolico". Dal centrodestra, però, è arrivata immediatamente una risposta dura.

"Rattrista che l'Associazione nazionale magistrati sia anche contro il decreto Sicurezza dopo avere di fatto spalleggiato l'ostruzionismo delle sinistre", ha commentato Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato. "Chi critica questo provvedimento evidentemente non si rende conto che quotidianamente gli esponenti delle forze dell'ordine vengono aggrediti e feriti. Questo provvedimento tutela le forze di Polizia ed anzi, come ha detto il ministro dell'Interno, Piantedosi, forse si dovrà fare ancora di più".

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