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Migranti in Albania con fascette ai polsi, Piantedosi: “Procedura normale, la rivendico”

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi risponde alle polemiche sullo sbarco in Albania dei 40 migranti con le mani legate: “È una prassi normalissima, adottata dagli operatori in piena autonomia, che non solo comprendo, ma che rivendico e condivido”. Anche Matteo Salvini ironizza: “Dovevo dargli un uovo di Pasqua?”.
A cura di Francesca Moriero
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L'immagine dei quaranta migranti sbarcati a Shengjin, in Albania, con le mani legate da fascette di velcro ha sollevato un'ondata di polemiche e richieste di chiarimento. I migranti erano a bordo della nave Libra, in viaggio per essere trasferiti nel centro di permanenza e rimpatrio (Cpr) di Gjader in Albania, come parte di un accordo bilaterale che, secondo il governo Meloni, consentirebbe di gestire meglio una parte delle procedure di rimpatrio fuori dal territorio italiano. L'operazione rientra nell'accordo bilaterale tra Roma e Tirana. A far scoppiare la polemica è stata l'europarlamentare Cecilia Strada, che si trovava sul posto e ha denunciato pubblicamente quanto visto: "Scendevano ammanettati", ha dichiarato, aggiungendo che le modalità del trasferimento sarebbero state oggetto di interrogazioni e richieste formali al governo. Strada ha parlato anche della provenienza eterogenea dei migranti, sottolineando la scarsa trasparenza sulle informazioni ricevute: "Sembrano arrivare da molti Cpr diversi, quasi tutti quelli italiani, ma al momento sappiamo poco".

Strada ha poi pubblicato un video sulla sua pagina Facebook, per denunciare che erano già avvenuti episodi di autolesionismo tra i migranti e che nessuna delle persone coinvolte era stata informata del proprio trasferimento. Questo ha impedito loro di avvisare i propri avvocati. Non solo, Strada ha anche denunciato che non è stata resa disponibile la lista delle persone trattenute.

La difesa del ministro Piantedosi: operazioni in piena regolarità

La risposta del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è arrivata poche ore dopo, durante il vertice Med5 dei Paesi del Mediterraneo a Napoli; il ministro ha respinto con fermezza le critiche e ha difeso l'uso delle fascette come misura operativa del tutto regolare: "È una normalissima pratica", ha dichiarato, "fa parte delle procedure operative che adottano in loro piena autonomia gli operatori, ma che, ripeto, non è da parte mia un prendere le distanze, che io rivendico e che condivido".

Piantedosi ha poi spiegato: "Si tratta di persone che venivano trasferite in una condizione di limitazione della libertà personale, anche per effetto di un provvedimento assunto dall’autorità giudiziaria, e il non limitarne la possibilità di qualsivoglia libertà di movimento avrebbe significato esporre il personale in accompagnamento, il personale di polizia, alla possibilità poi di dover surrogare con l’azione diretta quelle che potevano essere azioni che queste persone mettevano in campo. Praticamente, per dirle in soldoni, avremmo dovuto quadruplicare il numero delle persone in accompagnamento, avremmo dovuto quindi impiegare almeno un’altra nave, fare un trasferimento molto costoso e ci avreste accusato che spendevamo molti soldi per questo tipo di esercizio. Quindi, in piena regolarità, in piena conformità con quello che è previsto nei trasferimenti delle persone che sono private della libertà personale, sono state munite di queste fascette; è stata fatta una valutazione anche in relazione agli elementi di pericolosità presunta di questi soggetti, tanto per darle dei profili. Sulle 40 persone trasportate ci sono ben cinque casi di condanne per violenza sessuale, un caso di tentato omicidio, precedenti per armi, reati contro il patrimonio, furti, resistenza pubblico-ufficiale, lesioni personali. C'è un ampio campionario di precedenti di queste persone che ne lasciano individuare la caratterizzazione come persone giudicate pericolose in quanto tali oggetto di trattenimento, come prevede la nostra legge. È anche il caso di sottolinearlo, perché spesso si dice che vengono trattenute nei CPR solo persone che non hanno commesso nulla, che hanno solo il problema di non avere il permesso di soggiorno. Non è così, la legge stessa prevede che in qualche modo debba essere data assoluta priorità, e in questo caso è stato fatto, a persone che abbiano, alla condizione di irregolarità, una condizione di pericolosità desumibile dai precedenti commessi", ha concluso.

Il ministro ha anche motivato la decisione con considerazioni pratiche: "Se non si fosse agito così, sarebbe stato necessario quadruplicare il numero di agenti, usare un'altra nave e affrontare costi molto più elevati. A quel punto ci avrebbero accusati di aver sprecato risorse pubbliche", ha aggiunto. Piantedosi ha poi spiegato che i migranti trasferiti erano tutti destinatari di provvedimenti di trattenimento, emessi non solo per la loro condizione di irregolarità ma anche per motivi legati alla sicurezza: "Tra queste persone ci sono cinque condanne per violenza sessuale, un tentato omicidio, diversi reati contro il patrimonio e resistenza a pubblico ufficiale", ha elencato, sottolineando che l'interesse prioritario resta la tutela degli agenti impegnati nelle operazioni.

Matteo Salvini: "Dovevo forse mettergli in mano un uovo di Pasqua?"

Anche il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto sulla questione, scegliendo toni ironici: "Mi stupisce chi si stupisce", ha detto, commentando le immagini delle persone migranti con le fascette, "Se persone irregolari, con precedenti penali, in fase di espulsione, vengono accompagnate in un centro per rimpatri in questo modo, dov'è il problema?", ha chiesto polemicamente. Poi, con un'espressione provocatoria, ha aggiunto: "Dovevo forse mettergli in mano un uovo di Pasqua?".

Intanto i 40 migranti sono stati trasferiti nel Cpr di Gjader, struttura riconvertita proprio per "ospitare", secondo l'intesa con l'Albania, non solo richiedenti asilo, ma anche persone già sottoposte a provvedimenti di espulsione. Si tratta di una delle prime attuazioni concrete dell'accordo firmato nei mesi scorsi, con cui l'Italia intende "alleggerire la pressione sui centri nazionali" affidando a Tirana parte della gestione, soprattutto nei casi considerati "più critici dal punto di vista della sicurezza".

Le polemiche, però, potrebbero non esaurirsi qui. Le immagini delle persone migranti con le mani legate hanno riaperto un dibattito già acceso sul trattamento delle persone in attesa di rimpatrio, sul rispetto dei diritti fondamentali e sulla trasparenza delle operazioni di trasferimento. In attesa di eventuali risposte parlamentari o ispezioni, resta la linea dura rivendicata dal Viminale: ordine, sicurezza e contenimento dei costi. Anche a costo di qualche scontro politico.

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