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Continua lo scontro tra Forza Italia e Lega su cittadinanza e riarmo, Tajani: “No agli sfasciacarrozze”

La tensione tra Antonio Tajani e Matteo Salvini cresce, tra scontri sulla cittadinanza agli italiani all’estero e il riarmo europeo. La Lega attacca, Forza Italia risponde, e intanto il governo cerca di mantenere l’equilibrio.
A cura di Francesca Moriero
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Nel governo continuano le tensioni tra Antonio Tajani e Matteo Salvini. Dopo le divergenze sul piano europeo per il riarmo, ora i due vicepremier si scontrano anche sulla cittadinanza ai discendenti di italiani all'estero. Forza Italia difende il provvedimento che limita l'accesso alla cittadinanza automatica, mentre la Lega si oppone, accusando il governo di penalizzare le comunità italiane emigrate. Le divergenze non si fermano qui: sulla difesa europea, Salvini ribadisce ancora il suo no al maxi-piano da 800 miliardi, mentre Tajani accusa chi ostacola l'iniziativa di danneggiare l'Italia. Il clima, insomma, si fa sempre più teso, con idue leader che tentano di rafforzare le proprie posizioni all'interno della maggioranza, anche in vista delle elezioni europee.

Cittadinanza, il nuovo decreto divide la maggioranza

Il decreto sulla cittadinanza, voluto fortemente da Tajani e approvato in Consiglio dei ministri, prevede una stretta sulle richieste dei discendenti di italiani nati all'estero; la misura stabilisce che solo chi ha almeno un genitore o un nonno italiano potrà ottenere automaticamente la cittadinanza, ponendo, così, automaticamente fine a un sistema basato sulla discendenza senza limiti generazionali. Secondo il ministro degli Esteri, questa riforma sarebbe necessaria per arginare il fenomeno delle cittadinanze facili, soprattutto in alcuni Paesi dell'America Latina, dove il processo era diventato un vero e proprio business. "Abbiamo visto persino offerte speciali da Black Friday per ottenere la cittadinanza italiana", ha dichiarato Tajani nei giorni scorsi, difendendo il provvedimento.

Ma la Lega non ci sta. Il deputato leghista Dimitri Coin ha infatti attaccato duramente la misura, sostenendo che penalizzi le comunità venete, lombarde e piemontesi emigrate nei decenni scorsi: "Singolare che nel governo qualcuno abbia deciso di dare una stretta ai discendenti di chi è emigrato all'estero, in larga parte di origine veneta, lombarda, piemontese o friulana, e quindi di cultura cattolica, ma poi pensi di regalare la cittadinanza a giovani immigrati che spesso sono islamici. Incredibile ci si preoccupi più dei nostri bisnonni: in aula saranno doverosi dei correttivi", ha detto Coin, esprimendo un malcontento che trova ampio consenso nella base leghista.

Forza Italia ha replicato con fermezza, accusando la Lega di incoerenza: "In Consiglio dei ministri hanno votato il provvedimento, ora si lamentano", ha sottolineato il portavoce azzurro Raffaele Nevi. Il messaggio sembra chiaro: Forza Italia vuole ribadire la sua posizione come garante di una politica più rigorosa sulla cittadinanza, senza però rinunciare al legame con le comunità italiane all'estero.

Salvini contro il piano di riarmo europeo, Tajani: "Non servono sfasciacarrozze"

Lo scontro tra Tajani e Salvini non si ferma alla cittadinanza. Un altro nodo caldo riguarda infatti la difesa europea, con la Lega che, ancora una volta, ha annunciato un'iniziativa per chiedere a Ursula von der Leyen di rivedere il piano Readiness 2030, che prevede un aumento delle spese militari per un totale di 800 miliardi di euro nei prossimi anni. Salvini ha ribadito il suo netto rifiuto al progetto, definendolo "nato già morto" e sostenendo che l'Italia non ha bisogno di ulteriori spese militari. "Gli italiani vogliono più lavoro, non più armi", ha dichiarato così il leader della Lega, citando un sondaggio secondo cui il 94% degli italiani sarebbe contrario all'invio di truppe in Ucraina. La risposta di Tajani è stata altrettanto dura. Pur senza nominare direttamente Salvini, il ministro degli Esteri ha lanciato una frecciata a chi ostacola il piano europeo: "Noi in Europa dobbiamo costruire. Non abbiamo bisogno di sfasciacarrozze, ma di persone di buon senso che difendano gli interessi di mezzo miliardo di cittadini, compresi noi italiani".

Se da un lato Forza Italia punta dunque a un posizionamento più istituzionale ed europeista, dall'altro, invece, la Lega cerca di intercettare il malcontento di una parte dell'elettorato più conservatore e diffidente verso Bruxelles.

Una maggioranza sempre più divisa

Queste tensioni si sommano alle dinamiche interne alla Lega, che il 7 aprile terrà il congresso federale per confermare la leadership di Salvini. Il leader del Carroccio dovrà fare i conti con le correnti interne che chiedono una maggiore autonomia per i territori e un cambio di strategia rispetto alle posizioni filo-governative adottate finora.

Nel frattempo, Palazzo Chigi cerca di prendere tempo: il piano Readiness 2030, al centro dello scontro sulla difesa europea, non sarà pronto prima dell'estate, lasciando spazio a ulteriori trattative tra gli alleati di governo. Ma le distanze tra Forza Italia e Lega sembrano evidenti, e le prossime settimane potrebbero portare nuove tensioni su altri dossier.

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