“La lotta di liberazione è divisiva”: sindaco di FDI contrario alla dedica di 12 alberi ai partigiani

Sì a una cerimonia dedicata alla Costituzione. No, invece, alla celebrazione di quei partigiani che, liberando l'Italia dal nazifascismo, consentirono di scriverla. La pensa così Guido Giordana, esponente di Fratelli D'Italia e sindaco di Valdieri, in provincia di Cuneo, che nei giorni scorsi ha approvato un progetto di piantumazione di 12 alberi, ciascuno dei quali intestato a un principio fondamentale della carta costituzionale, ma ha contemporaneamente criticato l'idea che a ogni pianta venisse associato il nome di un partigiano. La piantumazione – è l'opinione del primo cittadino – "non diventi una celebrazione della lotta di Liberazione, che di fatto è divisiva per tanti cittadini".
L'iniziativa, intitolata "Le radici della Costituzione", è stata promossa dal Comune di Valdieri insieme alle scuole e all'ente Aree Protette Alpi Marittime, e prevede – martedì primo aprile – la piantumazione di 12 gelsi lungo il percorso escursionistico che dal paese conduce al santuario della Madonna del Colletto, luogo di fondazione della "Banda Italia Libera" che nel 1943 costituì il primo nucleo della resistenza antifascista. Accanto a ogni albero verrà installato un pannello con il testo un articolo dei principi fondamentali della Costituzione, abbinato al nome di un partigiano.
Ed è proprio l'idea di commemorare dei partigiani che non va giù a Giordana: "Come cittadino e come sindaco – ha dichiarato – sostengo con convinzione la decisione che i gelsi che saranno piantati siano intestati ai 12 principi fondamentali del testo costituzionale". Il primo cittadino, tuttavia, stigmatizza l'"espressa volontà di alcune forze e associazioni politiche e ideologiche di identificare la manifestazione per la costituzione con una celebrazione della lotta di Liberazione, che è di fatto divisiva per tanti cittadini". Giordana aggiunge di non accettare “questa commistione dai risvolti strumentali”. Pertanto la partecipazione alla manifestazione è affidata “alla libertà di coscienza dei suoi compaesani”.
Il sindaco di Valdieri sembra dimenticare che l'esistenza stessa della Costituzione italiana si deve al sacrificio di migliaia di partigiani, molti dei quali combatterono proprio nel cuneese. La provincia di Cuneo, con il suo territorio montuoso, è stata infatti uno dei centri nevralgici della guerra di liberazione, ospitando alcune delle più importanti formazioni resistenziali.
Il Cuneese è stato una delle prime aree in cui si sviluppò la Resistenza armata, grazie anche alla sua vicinanza con la Francia e alla presenza di un territorio favorevole alle azioni di guerriglia. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, molti soldati sbandati e antifascisti trovarono rifugio nelle valli cuneesi, organizzandosi in bande partigiane inquadrate nelle Brigate Garibaldi, in Giustizia e Libertà e altri gruppi autonomi.
Anche alcuni dei più noti partigiani italiani provenivano dal cuneese. Tra loro Duccio Galimberti, Dante Livio Bianco, Nuto Revelli, Norberto Bobbio, Giorgio Bocca e Beppe Fenoglio. Il contributo dei partigiani cuneesi è stato fondamentale non solo per la liberazione del Piemonte, ma anche per l’intero movimento resistenziale italiano. Dopo la guerra, molti ex partigiani divennero protagonisti della vita politica e culturale italiana, contribuendo alla costruzione della Repubblica. E sì, anche alla scrittura della Costituzione.