
DIRECT è il Podcast in cui cerchiamo di analizzare le cose che accadono, assieme, partendo dalle domande che mi arrivano. È dedicato agli abbonati di Fanpage (ci si abbona qui), ma le prime due puntate sono disponibili per tutti su Spotify a questo link.
Oggi rispondiamo alla domanda del nostro sostenitore Pasquale: l‘acquisto di armi è la via più rapida degli europei, per competere come potenza politica?
Questa è la classica domanda in merito alla quale tutti sembrano avere una risposta chiarissima in testa. In realtà la faccenda è molto complicata.
Partiamo dal contesto, che poi è ciò di cui abbiamo parlato in una recente puntata di Direct. Si parla sempre più della minaccia di una Terza Guerra Mondiale – o forse più realisticamente: di una nuova guerra fredda – tra Stati Uniti e Cina.
Negli ultimi giorni, poi, non so se le avete viste, sono circolate le immagini di una serie di enormi nave-pontile che la Cina avrebbe costruito per permettere ai suoi carri armati di sbarcare su Taiwan per invaderla. Che sia realtà o propaganda, è tutto comunque sufficiente a scatenare un effetto domino importante.
Gli Stati Uniti hanno una minaccia incombente da affrontare nell’Oceano Pacifico e non possono più occuparsi di presidiare il confine orientale europeo – quello della scorsa guerra fredda, per intenderci. Quello che ci separa dalla Russia. Quindi, da bravi alleati della Nato, tocca a noi europei presidiarlo. Caso mai che a Putin, dopo essersi preso un bel pezzo di Ucraina, non venga voglia di invadere altri Paesi.
Ecco perché la Commissione Europea avrebbe lanciato il piano Rearm Europe da 800 miliardi di euro. Di fatto, per consentire ai Paesi europei di armarsi e indebitarsi senza che questo crei loro problemi col patto di stabilità europeo. E per comunicare – per una quota pari a 150 miliardi su 800 – a fare acquisti assieme e a coordinare 27 eserciti nazionali.
Fin qui è tutto abbastanza lineare. Ma, come vi dicevo prima, la faccenda è un po’ più complicata.
🎧Ascolta l'episodio 9 per l'approfondimento completo.
