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Cosa c’è nel nuovo Piano per la famiglia della ministra Roccella

Centri per la famiglia, sostegni ai nuovi genitori e misure per spingere la natalità. La conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al nuovo Piano nazionale per la famiglia, firmato dalla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella.
A cura di Luca Pons
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È arrivato all'approvazione il Piano nazionale per la famiglia per il 2025-2027: scritto dall'Osservatorio sulla famiglia del Dipartimento per la famiglia di Palazzo Chigi e approvato oggi dalla Conferenza Stato-Regioni, il testo è composto da 14 schede che prevedono iniziative diverse. La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, che ha promosso il documento, l'ha definito "innovativo", "fondato sul principio di sussidiarietà e orientato al potenziamento della rete dei Centri per la Famiglia".

Considerato quanto il governo Meloni insista, almeno a parole, sul tema, non è una sorpresa che al centro del piano ci sia il sostegno alla natalità. Lo faceva anche il vecchio piano per la famiglia, varato dall'allora ministra Elena Bonetti durante il governo Draghi, ma con mezzi diversi.

Più funzioni e soldi ai Centri per la famiglia

Lo strumento su cui si punta di più nel piano di Roccella, come detto, sono i Centri per la famiglia, che esistono già e sono circa 600 in tutta Italia (ma quasi 200 solo in Lombardia). Questi dovrebbero essere un "punto di riferimento per le famiglie sui territori". Il fatto che il piano sia fondato sulla "sussidiarietà" significa che in molti casi lascia l'intervento alle Regioni, o anche alle associazioni sul territorio, e si limita a dare delle strutture per raccogliere questi interventi.

I Centri per la famiglia, che non sono strutture di carattere sanitario come i consultori, avranno il compito di aggregare queste varie realtà per facilitare le famiglie che cercano assistenza. Come ha sottolineato il Sole 24 Ore, che ha anticipato i contenuti del Piano, i Centri non hanno mai avuto una funzione specifica o finanziamenti pubblici nazionali, ma il decreto Caivano ha dato loro un ruolo legato all'alfabetizzazione digitale mediatica dei minori (e quindi anche dei fondi). L'intenzione ora è di trasformarli in "hub di una nuova governance territoriale", ovvero appunto i punti di riferimento per tutte le iniziative pubbliche e private che riguardano le famiglie.

Il "supporto alla maternità" per mille giorni dall'inizio della gravidanza

Nel piano si parla anche di "contribuire a supportare la maternità, la paternità e la genitorialità". In particolare dovrebbero nascere "figure specifiche che affianchino la famiglia nei primi mille giorni". Un periodo di tempo che viene calcolato "fin dall'inizio della gravidanza", lasciando un certo margine su quali possano essere le attività mirate a "supportare" la natalità.

Il sostegno dovrebbe durare poi fino a due anni e mezzo di età del bambino. Per questo, si dovrebbero "valorizzare anche le esperienze già attive sui territori regionali", e queste figure dovrebbero "affiancare la famiglia e sostenerla in tutti quei compiti di gestione e di cura quotidiani che i professionisti del mondo sanitario e assistenziale non svolgono".

Il family welfare manager

Nasce anche un ruolo nuovo, quella del Family welfare manager. Dovrebbe essere una figura che ha il compito di coordinare i vari enti e le realtà che si trovano sul territorio per assistere le famiglie. Dovrà "rendere più efficace l'operato di tutti i soggetti componenti le reti", stabilire "un piano di lavoro condiviso, che tenga anche conto dei fabbisogni delle famiglie, delle risorse umane e finanziarie disponibili" e anche "facilitare il confronto tra i portatori di interesse pubblici e privati rappresentati". Insomma, essere un coordinatore e promotore delle iniziative dei Centri.

Infine, un punto riguarda il welfare aziendale. L'obiettivo è creare "un processo integrato per il potenziamento del welfare aziendale amico della famiglia". Da una parte questo dovrebbe significare una sorta di ‘riconoscimento' per le aziende che promuovono le misure più utili per le famiglie, in particolare quelli che cercano di spingere le lavoratrici a rientrare dopo la maternità. Dall'altra, si cercherebbe anche di far conoscere di più le misure varate dal governo per il sostegno ai nuclei familiari.

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