Cosa c’è nelle chat del Pentagono sui piani di guerra USA e cosa hanno detto Vance e Trump sull’Europa

Il 25 marzo scorso, Jeffrey Goldberg, direttore de The Atlantic, ha svelato gli screenshot di una chat riservata tra alti funzionari dell'amministrazione Trump, inclusi il vicepresidente J.D Vance, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e il segretario alla Difesa Pete Hegseth. La conversazione, avvenuta tramite l'app di messaggistica crittografata Signal, trattava dell'attacco imminente contro i ribelli Houthi in Yemen, pianificato per il 15 marzo. I messaggi descrivono dettagli cruciali sull'operazione, come i tipi di aerei da combattimento coinvolti e la tempistica degli attacchi. Al centro del dibattito c'era anche la strategia comunicativa da adottare: Hegseth ha proposto di utilizzare l'Iran come capro espiatorio, mentre Vance ha espresso dubbi sull'operazione, mettendo in discussione la coerenza della decisione con la politica di disimpegno degli Stati Uniti in Europa. Le discussioni si sono concentrati anche sul rischio che un'eventuale fuga di notizie potesse minare la percezione dell'amministrazione come indecisa, alimentando la critica pubblica.
Così, Jeffrey Goldberg, che era stato aggiunto alla chat per errore, ha deciso di pubblicare gran parte dei messaggi, ritenendo che ci fosse un "chiaro interesse pubblico" nel rendere noti i dettagli. Nonostante abbia omesso alcune informazioni delicate, come il nome di un agente della CIA, la decisione di rivelare i contenuti ha scatenato una serie di polemiche politiche e di sicurezza.
La reazione di Trump e Vance
Subito dopo la pubblicazione degli screenshot, è arrivata la reazione di Trump e dei suoi alleati: la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha respinto le affermazioni di The Atlantic, sostenendo che i messaggi non contenevano "piani di guerra" ma semplicemente discussioni generali sull'operazione, minimizzando l'importanza dei contenuti diffusi. Allo stesso modo, Waltz ha insistito che nessuna informazione riservata era stata compromessa, spiegando che l'attacco era già stato comunicato ai partner internazionali e che "non c'era nulla di segreto nei messaggi".
D'altra parte, Vance ha accusato The Atlantic di aver amplificato la portata della storia: secondo lui, non c'era infatti assolutamente nulla di eclatante o segreto nelle conversazioni pubblicate, e l'episodio era stato ingigantito dai media.
Le implicazioni sulla sicurezza nazionale
Dietro alle smentite ufficiali, l'incidente ha tuttavia sollevato interrogativi sulla sicurezza delle comunicazioni all'interno del governo e sulla possibile violazione delle normative sulla gestione delle informazioni sensibili. Signal, infatti, sebbene crittografato, non è certo progettato per scambi di informazioni altamente riservate: la chat in questione, inoltre, prevede anche la possibilità di autodistruggere i messaggi dopo una settimana, funzione che ha suscitato preoccupazioni sulla conservazione e la protezione delle informazioni sensibili: dunque, l'incidente ha messo in luce una violazione della prassi di sicurezza, considerando che discussioni così delicate dovrebbero avvenire tramite canali più sicuri, come server protetti e non su applicazioni comuni.
La risposta dell'amministrazione
Dopo "l'incidente", la Casa Bianca ha confermato che si è trattato di un errore e ha promesso di esaminare come Goldberg fosse stato incluso nella chat: la situazione ha tuttavia sollevato anche preoccupazioni interne sul funzionamento del sistema di comunicazione e sulla possibile perdita di fiducia tra i vertici dell'amministrazione Trump, che secondo alcune fonti, si sarebbe infuriato non solo per la possibile esposizione di segreti governativi, ma proprio per il fatto che Waltz avesse accidentalmente aggiunto il giornalista a una chat così riservata; l'incidente sembra aver messo insomma a dura prova il rapporto di fiducia tra il presidente e il consigliere per la sicurezza nazionale, con alcuni alleati che avvertono che questo episodio potrebbe avere conseguenze a lungo termine.