Appicca incendio in una casa negli Usa per sfuggire agli abusi della matrigna: “Mi ha segregato per 20 anni”

Kimberly Sullivan, 56enne del Connecticut, è accusata di aver tenuto prigioniero il figliastro per quasi due decenni e di averlo sottoposto a continui abusi. A marzo la donna è stata arrestata e rilasciata su cauzione per 300mila dollari.
La 56enne continua a respingere le accuse di aggressione, rapimento e crudeltà e durante il processo si dichiarerà non colpevole, fanno sapere i suoi legali.
Oggi, mercoledì 26 marzo, si è tenuta un'udienza per informare la difesa che l'accusa presenterà una mozione per chiedere di aggiungere alcune condizioni al rilascio (la donna, come già detto, è libera su cauzione in attesa del processo), come il braccialetto elettronico A Kaloidis è stato dato tempo fino a venerdì 28 per rispondere.
"Non è stato rinchiuso in una stanza (Il figliastro, ndr). Lei non lo ha trattenuto in alcun modo – ha detto uno dei suoi avvocati, Ioannis Kaloidis – Gli ha fornito cibo e riparo. È sconvolta da queste accuse".
Il caso è venuto alla luce dopo che a febbraio un uomo di 32 anni aveva dato fuoco a una casa di Waterbury, nel Connecticut, dove, come aveva raccontato alla polizia, era stato tenuto prigioniero per oltre 20 anni da Sullivan. Le autorità hanno descritto l'atto dell'uomo come "un disperato tentativo di libertà", spiega la Cnn.
Quando la polizia era arrivata, aveva trovato l'uomo gravemente denutrito, pesava circa 30 chili per circa 1,70 metri di altezza, sporco e trasandato.
Tracy Vallerand, 52 anni, in un'intervista rilasciata a News 12 Connecticut, ha detto di essere la madre biologica dell'uomo. "Mio figlio ha dovuto passare anni e anni e anni di tormenti, abusi, torture e abbandono, quando avrebbe dovuto essere accudito", ha detto.
"Tutti si chiedono dov'è la famiglia, perché la famiglia non ha fatto nulla? La famiglia lo sta cercando da anni", ha aggiunto. La 52enne ha spiegato di aver rinunciato alla custodia del figlio quando aveva sei mesi, ritenendo di non potergli "fornire l'amore e le cure che meritava".
Il racconto della vittima delineato nel mandato di arresto di Sullivan racconta una situazione da incubo. Ha detto che la sua reclusione è iniziata quando aveva circa 11 anni: è stato rinchiuso in un ripostiglio con diverse serrature, sopravvivendo ogni giorno con solo due panini (insalata di uova, tonno o burro di arachidi) e una piccola quantità di acqua.
Nel gennaio 2024 il padre dell'uomo è morto, lasciando Sullivan come unica custode. Secondo l'uomo, il controllo di Sullivan su di lui era diventato, se possibile, ancora più restrittivo. Circa un anno fa ha trovato un accendino nella giacca del suo defunto padre e questo è diventato il suo mezzo di fuga.
A febbraio ha raccolto carta per stampante da incendiare, disinfettante per le mani come combustibile e ha usato l'accendino per far partire il rogo. Dopo anni di prigionia, abusi e fame, ha detto di aver finalmente visto una via verso la libertà.
Successivamente, le perquisizioni effettuate all'interno dell'abitazione hanno fatto emergere elementi che hanno dato forza il racconto della sua prigionia. Poi è scattato l'arresto.
Ora il 32enne è in convalescenza presso una struttura medica e sta affrontando un lungo percorso di guarigione fisica ed emotiva. I medici dicono che dovrà sottoporsi a molta fisioterapia e a un percorso di terapia psicologica.