Delitto Garlasco, parla Andrea Sempio: “Non ho fatto del male a Chiara. Arriva un punto in cui dico basta”

"Io e Marco ci sentiamo dal primo giorno e ci facciamo forza. Comprendo i tentativi della difesa, ma ad un certo punto dico basta. Non ho fatto del male a Chiara". Parla Andrea Sempio in un'intervista rilasciata a Storie Italiane: lui è di nuovo indagato per l'omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto del 2007. Quando gli chiedono cosa ha provato quando è arrivata la notizia che era di nuovo indagato lui ha detto: "Ho informato i miei genitori informandoli che ‘ci siamo, siamo ancora dentro'. Ti crolla la realtà addosso".
La prima indagine su Andrea Sempio era stata aperta nel 2016 dopo un esposto presentato dalla mamma di Alberto Stasi, in cui si faceva riferimento anche ad alcune nuove valutazioni genetiche sulla base delle analisi fatte dal perito della Corte d'Appello bis sulle unghie di Chiara Poggi nel 2014. I consulenti della difesa di Stasi attribuirono un profilo genetico trovato sulla vittima all'indagato. Nel 2017 il pubblico ministero di Pavia chiese l'archiviazione, accettata dal giudice delle indagini preliminari. Ora la Procura di Pavia ha riaperto le indagini: sono state fatte altre valutazioni genetiche e ha fatto richiesta per un incidente probatorio. Cosa verrà analizzato nel dettaglio resta ancora un mistero.
Andrea Sempio tiene a precisare: "Questa vicenda va su due fronti, quello legale e quello mediatico. Non ricade solo su di me, ma sulle persone che mi sono vicine, un disastro che schiaccia tutti". E ancora: "Io e Marco ci siamo sentiti subito il primo giorno, ci diciamo di farci forza e piano piano passerà anche questa. Non ho fatto del male a Chiara, comprendo i tentativi che può fare la difesa negli anni, però arriva un punto in cui dico basta".
Ma che rapporto c'era tra Andrea Sempio e Chiara Poggi? "L’unico ricordo vivido – spiega l'indagato – che ho di Chiara è che eravamo in camera sua con Marco e un amico che giocavano al computer. Io ero seduto sul suo letto perché lo spazio nella stanza era quello, e quando è entrata ho pensato che potesse arrabbiarsi perché ero sul suo letto, proprio perché non avevamo confidenza. L’ho incontrata qualche volta a casa, non c’è stato neanche un dialogo, non avevamo contatti".
L'indagato prova così a fare delle ipotesi sul perché il suo cromosoma Y si trovava sulle unghie di Chiara Poggi: "L’unica stanza dove di sicuro non sono mai entrato era quella dei genitori, poi in tutte le altre stanze per forza di cose ci sono passato quindi non mi stupirei se ci fosse. Ma se si pensa sia finito lì durante un’aggressione, non dovresti averne una parte minima, ma tanto". E poi torna a parlare di quello scontrino del parcheggio di Vigevano che ha conservato e che fin da subito confermerebbe il suo alibi: "Lo scontrino è stato rappresentato come un tentativo di costruirsi un alibi. Io ho solo detto che quella mattina sono stato a Vigevano e quello scontrino è una prova che ho detto il vero".
Così come le chiamate fatte a casa Poggi: "Avevo tentato di contattare Marco sul cellulare, ma non era disponibile, lui ha confermato che nella zona in cui era c’erano diversi punti senza campo. Ho fatto tre chiamate a casa per chiedere se ci fosse, e nell’unica vera chiamata, quella da 20 secondi, chiedo anche quando torna. Anche a volerci vedere malizia, che cosa me ne faccio di una chiamata di venti secondi tre giorni prima? Non ci vedo nulla di così utile per voler organizzare un omicidio".