“Ammanettato e bendato, picchiato per una notte intera al freddo”, il racconto di Hamdan Ballal

Il regista e attivista palestinese Hamdan Ballal è stato liberato in mattinata ed ora si trova in un ospedale di Hebron, in Palestina. Il 36enne, vincitore del premio Oscar 2025 per il miglior documentario (No Other Land), insieme ai suoi due connazionali Khaled Shanran, 33 anni, e Nasser Shariteh, 50 anni, ha denunciato di essere stato sottoposto a trattamenti degradanti dopo il suo arresto da parte dell'Idf. Secondo quanto riferito dall'avvocata Lea Tsemel, che ha potuto raccogliere le loro testimonianze, i tre uomini sarebbero stati costretti a rimanere per un'intera notte all'esterno di una base militare israeliana, esposti al freddo, con mani ammanettate e occhi bendati.
L'arresto è avvenuto ieri, 24 marzo, nel villaggio di Susiya, situato a sud di Hebron, nella Cisgiordania occupata. Secondo diversi testimoni oculari, Ballal è stato oggetto di un violento attacco da parte di decine di coloni israeliani, alcuni dei quali con il volto coperto, che gli hanno lanciato pietre e lo hanno colpito alla testa, provocandogli ferite. I soldati dell'esercito israeliano, presenti sul posto durante l'aggressione, non sarebbero intervenuti per fermare l'attacco, secondo il racconto di chi ha assistito alla scena.
La versione fornita dall'Idf attribuisce invece la responsabilità dell'escalation a una presunta risposta dei palestinesi all'aggressione iniziale: sarebbero stati loro a lanciare pietre all'indirizzo dei coloni. Secondo l'esercito israeliano, a intervenire sarebbe stata una squadra di sicurezza locale, che ha poi arrestato Ballal e i suoi due compagni, consegnandoli successivamente alla polizia. Anche un colono sarebbe stato arrestato, secondo quanto riportato dal quotidiano Haaretz.
Ballal ha raccontato all'avvocata Tsemel che in quel momento stava documentando l'aggressione dei coloni con la sua videocamera, quando ha deciso di correre a casa per proteggere la sua famiglia. Poco dopo, ha riferito il regista, un colono israeliano sarebbe arrivato accompagnato da due soldati dell'Idf e lo avrebbe aggredito fisicamente, sferrandogli un pugno in faccia e facendolo cadere a terra, per poi colpirlo con un calcio. Subito dopo i soldati israeliani hanno proceduto al fermo di Ballal, portandolo da un medico dell'Idf. Secondo il regista, il personale sanitario militare non avrebbe documentato le sue ferite né fornito cure adeguate, limitandosi a un intervento minimo.
Dopo l'arresto, il 36enne ha dichiarato di essere rimasto a terra, ammanettato e bendato, sotto la sorveglianza di due soldati, che nel corso della notte lo avrebbero ripetutamente picchiato. In un ulteriore atto di intimidazione, uno dei soldati avrebbe esploso due colpi di avvertimento in aria per spaventarlo.
Anche Khaled Shanran e Nasser Shariteh, arrestati insieme a Ballal, hanno riferito di aver subito un'aggressione simile. Entrambi hanno testimoniato che lo stesso colono che aveva attaccato Ballal si era introdotto nelle loro case, accompagnato da circa quindici giovani con il volto coperto, e aveva iniziato a colpirli violentemente. Ancora una volta, i soldati israeliani presenti nelle vicinanze non sarebbero intervenuti per fermare l'attacco, lasciando che la situazione degenerasse fino al successivo arresto dei tre palestinesi.
La vicenda si inserisce in un contesto di crescente tensione in Cisgiordania, dove negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli attacchi da parte dei coloni israeliani contro i palestinesi, spesso con la complicità o l’inerzia delle forze armate israeliane.
Gli insediamenti in cui essi vivono sono infatti considerati illegali dal diritto internazionale, secondo le Nazioni Unite, ma il governo Netanyahu ne ha sostenuto la costruzione e l'espansione.
I coloni sono spesso motivati da ragioni religiose, ideologiche o economiche. Alcuni credono che quei territori facciano parte della storica terra d'Israele, mentre altri vi si trasferiscono per incentivi economici come case a prezzi agevolati. La loro presenza è uno dei principali punti di tensione nel conflitto israelo-palestinese, poiché molti palestinesi vedono gli insediamenti come un'occupazione della loro terra.