Il deputato che inneggiava a Hitler è pronto a rientrare in Fdi dopo la sospensione: ma non paga gli stipendi

Calogero Pisano ci riprova. Il deputato, eletto alla Camera nel 2022, era stato "sospeso con effetto immediato da Fratelli d'Italia", per aver espresso parole di apprezzamento per Hitler e di vicinanza a Vladimir Putin. Sospeso prima ancora di essere eletto.
All'epoca della sospensione dal partito di Meloni era coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia ad Agrigento. Le sue scuse allora non erano bastate, e così, invece di ritirare la sua candidatura alle politiche – correva nell'uninominale per la Camera ad Agrigento – era riuscito a farsi eleggere nelle liste di Fdi, per poi passare nel gruppo Noi Moderati. Ma ora è pronto a rientrare nel partito, come dimostrano diverse foto sui social pubblicate negli ultimi giorni, che lo vedono attivo e presente a eventi di Fratelli d'Italia. Pisano ha partecipato al congresso di Fdi a Gela (Caltanissetta), tre giorni fa, mentre lo scorso 8 marzo si trovava al congresso di Agrigento, insieme al neo commissario regionale, da poco nominato da Giorgia Meloni, l'onorevole Luca Sbardella. Il 7 marzo lo si vede in una foto di gruppo insieme a Giovanni Donzelli, scattata all'inaugurazione della nuova sede provinciale di Fratelli d'Italia a Enna, foto che è stata pubblicata sui social da Giusi Savarino, assessora e deputata regionale di Fratelli d’Italia.
Ormai da settimane il rientro di Pisano tra le fila di FdI è dato per assodato. Anche se le ultime vicende, denunciate dal deputato regionale siciliano Ismaele La Vardera, potrebbero metterlo in difficoltà.


La denuncia del deputato dell'Ars Ismaele La Vardera
Donzelli, responsabile organizzazione di Fdi, era pronto a riaccoglierlo, ma a quanto si apprende avrebbe preferito temporeggiare un altro po', in attesa di un passaggio formale con gli alleati di Noi Moderati. Pisano sperava nel ‘perdono' pieno di Meloni, ora però il suo processo di riavvicinamento al partito potrebbe subire una battuta d'arresto. Eppure, come ha scritto anche Agrigentonotizie all'inizio di febbraio, nessuno nella provincia di Agrigento ha davvero preso sul serio il suo allontanamento dal partito, perché almeno a livello locale è sempre stato considerato molto vicino a Giorgia Meloni.
Ismaele La Vardera, ex inviato delle Iene, che da qualche settimana ha lanciato un format video di denuncia sui suoi canali social, dal titolo ‘Onorevoli inchieste', ha raccolto la segnalazione di due ex collaboratrici di Pisano, assunte proprio per seguire la sua attività da parlamentare, che lamentano il mancato pagamento degli stipendi. La Vardera, deputato del gruppo misto all'Ars, ha poi chiesto conto degli stipendi non pagati al diretto interessato, che ha ammesso l'esistenza del contenzioso, adducendo motivazioni poco credibili e confuse, e assicurando di voler porre rimedio in fretta. Ma andiamo ai fatti.

Cosa dicono le ex assistenti dell'onorevole Calogero Pisano
Due ex assistenti di Pisano, una delle quali, Loredana Limblici, ha anche accettato di comparire in video, hanno raccontato a La Vardera che Pisano non avrebbe pagato loro quanto dovuto per la collaborazione svolta e regolarmente contrattualizzata. In un caso si sarebbe anche arrivati al decreto ingiuntivo, che avrebbe già iniziato a produrre i suoi effetti grazie a un pignoramento dello stipendio da parlamentare.
Su un contratto di 11 mesi, firmato da una sua ex collaboratrice assunta come assistente parlamentare, il deputato non ne avrebbe pagato neppure uno. Alla fine la donna avrebbe ricevuto solo un bonifico di 3mila euro, a titolo di acconto, anche se il contratto che era stato stipulato è scaduto un anno e mezzo fa. Ma questo bonifico sarebbe stato effettuato solo a seguito del pignoramento dello stipendio di Pisano.
"Mi ha chiamato un giorno arrabbiatissimo dicendomi che era stato chiamato dalla Camera e l'avevano rimproverato, perché aveva ricevuto una diffida dai miei legali", ha spiegato una delle donne coinvolte.
Una storia che combacia quasi del tutto con quella riportata a La Vardera da Limblici, giornalista pubblicista: "Pisano, non mi ha pagato 12 mesi di stipendio, mi ha solo fatto un bonifico di 800 euro come consulenza artistica". La donna, stando alla sua ricostruzione, avrebbe anche sollecitato più volte il deputato, senza risultato.
Le due donne però – una delle due ha scelto di mantenere l'anonimato – hanno anche parlato di atteggiamenti inopportuni nei loro confronti da parte dell'onorevole, corteggiamenti non richiesti, molestie sessuali che avrebbero ricevuto, con la promessa di un contratto: "Eravamo a casa sua per la stipula del contratto, e lui ha provato a baciarmi, ad abbracciarmi", è il racconto di un'ex assistente.
"Ha sempre fatto delle avances, era ambiguo. Cercava di rimanere da solo nella sua segreteria politica, cercava un approccio sempre con un fare subdolo. Ha fatto diverse volte delle avances, quasi un approccio sessuale. Ci sono stati altri casi di altre ragazze che hanno vissuto una situazione uguale", ha detto Loredana Limblici nel video reportage di La Vardera. "Magari hanno cercato di dimenticare o hanno temuto di non essere credute".
La prima questione che è venuta fuori, quella che riguarda gli stipendi, non è stata smentita da Pisano; per la seconda, invece, ha minacciato di adire alle vie legali.
A La Vardera, che lo raggiunto filmandolo con il suo cellulare, ha prima risposto sulla storia del mancato pagamento, assicurando di voler chiudere la vicenda, dando alle sue ex assistenti i compensi dovuti. Poi, di fronte alle accuse di molestie, ha perso il controllo: ha prima tentato di sottrarre il cellulare con cui La Vardera lo stava riprendendo, e poi ha detto di voler "essere tutelato" dal proprio legale. "Non te lo permetto, sono cose gravi, smentisco categoricamente", ha affermato.
Pisano ammette di non aver pagato gli stipendi ma smentisce le "avances"
Calogero Pisano questa sera ha anche pubblicato un post su Facebook, per chiarire la vicenda, negando categoricamente la questione delle molestie: "Sono allibito ed amareggiato per la violenta ed incomprensibile aggressione ricevuta da parte del deputato regionale Ismaele La Vardera il quale, utilizzando le inventate dichiarazioni di due mie ex collaboratrici, ha diffuso una calunnia che sta danneggiando in grave modo la mia immagine oltre che ferire la mia dignità ed infangare la funzione che pro tempore rappresento".
"Se è vero che vi sia stato un contenzioso giuslavorativo con le due signore, peraltro in via di risoluzione già dal mese di febbraio, smentisco invece categoricamente, quanto asserito dalle ex collaboratrici rispetto ad ‘atteggiamenti ed avances' e a presunte richieste di prestazioni sessuali in cambio di un contratto di lavoro. Nulla corrisponde al vero, non comprendo le ragioni di tali invenzioni e intendo portare l’intera vicenda nelle opportune aule giudiziarie, per mettere ognuno davanti alle proprie responsabilità e avere Giustizia. Per questo ho dato mandato ai miei legali per avviare, in ogni sede, i procedimenti a tutela della mia moralità ed onorabilità. Da La Vardera menzogne ripugnanti, ne risponderà in Tribunale", ha scritto.
Il Codacons presenta un esposto in Procura: "Posti di lavoro in cambio di prestazioni sessuali"
"Dopo la scioccante denuncia rilanciata dagli organi di stampa e rilasciata dal deputato regionale Ismaele La Vardera, riguardante il presunto comportamento di un parlamentare dell'Assemblea Regionale Siciliana che avrebbe offerto posti di lavoro a giovani donne in cambio di prestazioni sessuali, il Codacons e Codacons Donna presentano un esposto alla Procura della Repubblica di Palermo", si legge in una nota.
"La vicenda – sottolinea la nota -, se verificata, delineerebbe un quadro gravissimo di sfruttamento e abuso di potere, che coinvolgerebbe ragazze in cerca di occupazione, esposte a pressioni indegne da parte di chi ricopre un incarico pubblico. Un comportamento che, se confermato, risulterebbe non solo inaccettabile dal punto di vista etico e sociale, ma anche lesivo della dignità delle donne e della credibilità delle istituzioni regionali".
"Ci troviamo di fronte a una denuncia che non può essere ignorata – ha dichiarato l'avvocato Federica Prestidonato, Presidente Codacons Donna – Offrire lavoro in cambio di sesso, approfittando della propria funzione istituzionale, è un atto ignobile e intollerabile. La magistratura deve intervenire con urgenza per accertare la verità e assicurare giustizia alle eventuali vittime".
Nell'esposto presentato, Codacons e Codacons Donna chiedono all'autorità giudiziaria "di avviare ogni opportuna verifica per identificare il soggetto responsabile delle condotte denunciate, accertare la fondatezza delle dichiarazioni emerse dalla stampa e garantire piena tutela, riservatezza e protezione alle giovani donne eventualmente coinvolte".
"Qualora dovessero emergere responsabilità, l'associazione si costituirà parte civile per difendere i diritti delle vittime e promuovere un'azione esemplare contro ogni forma di abuso e ricatto. Codacons e Codacons Donna invitano tutte le donne che si trovassero in situazioni analoghe, o che volessero denunciare episodi simili, a rivolgersi all'associazione per ricevere assistenza legale e supporto".