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Perché la Cina vuole unirsi alla Coalizione dei Volenterosi per aiutare l’Ucraina

La Cina sta valutando l’adesione alla “Coalizione dei Volenterosi” a sostegno dell’Ucraina, mentre a Riad si tengono incontri chiave tra Usa, Kiev e Mosca. Un possibile cambio di rotta di Pechino potrebbe influenzare gli equilibri diplomatici del conflitto.
A cura di Francesca Moriero
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Il presidente cinese Xi Jinping (Getty).

Mentre il conflitto tra Russia e Ucraina prosegue senza sosta, il fronte diplomatico si muove su più livelli. Oggi a Riad si terrà un incontro cruciale tra le delegazioni di Stati Uniti e Ucraina, confermato dal presidente Volodymyr Zelensky. Ma la vera novità sembra arrivare dall'Estremo Oriente: la Cina starebbe infatti considerando di unirsi alla "Coalizione dei Volenterosi", lo schieramento di Paesi a sostegno di Kiev, con l'obiettivo di una possibile missione di mantenimento della pace. Una decisione che, se confermata, potrebbe cambiare gli equilibri geopolitici della crisi.

Pechino apre alla missione di peacekeeping

Secondo il quotidiano tedesco Welt am Sonntag, Pechino avrebbe infatti avviato contatti informali a Bruxelles per valutare se il proprio coinvolgimento possa essere ritenuto utile dall'Unione Europea. La questione è ancora in una fase embrionale, ma il coinvolgimento della Cina potrebbe rappresentare un elemento chiave per convincere Mosca ad accettare la presenza di truppe di interposizione. Fino a poche settimane fa, la posizione cinese era netta: Pechino si considerava esterna al conflitto e non interessata a prendere parte a iniziative internazionali sulla crisi ucraina. Ora, però, qualcosa sembra muoversi, in un contesto in cui l'Occidente continua a lavorare a un piano di peacekeeping basato su forze Onu. L'idea della coalizione, sostenuta da diversi Paesi occidentali, prevede il dispiegamento di truppe internazionali in quattro zone di interposizione, individuate come strategiche per garantire una tregua effettiva: il problema principale resta il via libera del Cremlino, che finora ha respinto qualsiasi proposta che prevedesse la presenza di militari stranieri sul territorio ucraino.

Un cambio di passo da parte della Cina

Il fatto che Pechino stia valutando questa opzione potrebbe rappresentare un segnale significativo per Mosca: fino ad ora, il Cremlino ha accettato infatti solo la presenza di "osservatori disarmati" per missioni civili, rifiutando qualsiasi forza di interposizione militare. Se la Cina, uno tra i principali partner strategici della Russia, decidesse di sostenere l'iniziativa, potrebbe esercitare una pressione su Mosca, spingendola a riconsiderare la propria posizione. Allo stesso tempo, il coinvolgimento cinese potrebbe incidere anche sugli equilibri delle trattative, in un momento in cui Kiev rischia di trovarsi indebolita nei negoziati, soprattutto di fronte a un possibile cambio di rotta da parte di Washington.

L'ultima parola spetterà comunque a Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese e segretario generale del Partito Comunista, che finora ha mantenuto una posizione spesso percepita come ambigua, muovendosi tra Mosca e l'Europa.

Diplomazia al lavoro: incontri a Riad e vertice a Parigi

Intanto, oggi, domenica 23 marzo, a Riad si incontreranno Stati Uniti e Ucraina, in un colloquio che anticipa un appuntamento ancora più atteso: lunedì è previsto infatti un faccia a faccia tra Washington e Mosca, sempre nella capitale saudita. Saranno negoziati indiretti, secondo il modello della "shuttle diplomacy", in cui le parti cioè non si confronteranno direttamente ma tramite intermediari. Nel frattempo, giovedì a Parigi si terrà una riunione tra i leader della coalizione, alla quale parteciperà anche la premier italiana Giorgia Meloni. L'obiettivo è definire le garanzie di sicurezza da offrire a Kiev e valutare il possibile coinvolgimento delle Nazioni Unite.

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