Salvini dice che non ha chiamato Vance per sfidare a Meloni, ma Tajani lo bacchetta sulla politica estera

"I giornali di oggi dicono che Salvini chiama Vance perché c'è una guerra con la Meloni a chi fa più telefonate negli Stati Uniti. Ma è Scherzi a parte, non è giornalismo questo". Con queste parole il leader della Lega Matteo Salvini ha smentito che la chiamata di ieri con il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance abbia avuto anche uno scopo politico. Molti retroscena hanno riportato l'intenzione di Salvini di avvicinarsi all'amministrazione Trump, magari anche di organizzare una visita a Washington prima che Giorgia Meloni venga invitata alla Casa Bianca. Che Salvini sia il più esplicito e acceso sostenitore di Donald Trump e Elon Musk nel governo italiano è evidente. Ma il leader del Carroccio ha negato che questa fosse la sua intenzione con la telefonata di ieri.
"Io sono vicepresidente del Consiglio, chiamo – non dico il mio omologo, perché è superiore a me per importanza e per rango – ma il vicepresidente degli Stati Uniti per parlare di trasporti", ha spiegato. "Se c'è un piano da mille miliardi di dollari di investimenti sulla rete ferroviaria e stradale americana (piano varato da Biden nel 2021, ndr), io ho il dovere di fare l'interesse nazionale italiano e di proporre ad aziende italiane di andare a investire sulla rete infrastrutturale americana. E con chi ne devo parlare?".
Una spiegazione che regge poco. Intanto perché gli Stati Uniti hanno un segretario dei Trasporti che si occupa proprio di queste questioni (lui sì, omologo del ministro dei Trasporti Salvini), e poi perché lo stesso leader leghista ieri sui social ha detto che gli argomenti discussi con Vance sono andati ben oltre le infrastrutture. Dai "satelliti" alla "pace in Ucraina", dal "controllo dei confini" alla "difesa dei nostri valori".
Insomma, è evidente che il vicepremier ieri abbia voluto rivendicare la chiamata come un successo diplomatico. Che oggi però è diventato una semplice telefonata sui trasporti, a sentire lui. Salvini ha poi attaccato la "‘libera' stampa italiana, esperta in retroscena inesistenti e surreali".
L'altro vicepremier, Antonio Tajani, chiamato in causa sulle uscite del suo collega è ricorso alle risposte di rito: "La politica estera la fanno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri", ha ribadito ancora una volta. Insomma, le iniziative di Salvini sono "legittime, personali", il leader della Lega può dire quello che vuole, ma la "linea politica" e le "posizioni ufficiali del governo" le danno Meloni e Tajani. Con buona pace del segretario del Carroccio.
Nel resto del suo discorso, Salvini ha ancora una volta ribadito il suo supporto a Donald Trump. "Quei dieci minuti alla Casa Bianca con Trump, Vance e Zelensky hanno segnato un cambiamento totale del modus operandi", ha detto, aggiungendo: "Al là di qualsiasi possibile critica, è oggettivo che Trump in due mesi sta facendo più per la pace di quello che altri hanno fatto in anni, anni e anni. Non lo dico perché mi metto il cappellino o la maglietta: è oggettivo".
Visto che "la pace è un bene supremo da cui discende il benessere economico e spirituale", ha proseguito, dobbiamo "stare vicini a questo rinnovato clima di disarmo e pacificazione". Non è ben chiaro dove Salvini abbia percepito un clima di disarmo, visto che non solo l'Ue, ma anche gli Stati Uniti hanno chiesto all'Europa di aumentare la propria spesa militare. "Bisogna aiutare, accompagnare questo benedetto processo di pace, senza parlare di carri armati o 800 miliardi", ha concluso. L'ennesimo attacco al piano di riarmo europeo che il resto del governo Meloni, nonostante le molte esitazioni della premier, sta sostanzialmente approvando in questi giorni.