Caso Andrea Prospero, l’avvocato: “In quelle chat la banalità del male, lo hanno spinto nell’abisso”

"In quella chat c'è la banalità del male e viene descritto in maniera quasi puntuale il reato di istigazione o aiuto al suicidio". L'avvocato Francesco Mangano, legale della famiglia di Andrea Prospero, descrive così le chat individuate dagli inquirenti che stanno indagando sulla morte del 19enne di Lanciano.
Le indagini
La Procura di Perugia ha iscritto nel registro degli indagati due giovanissimi. Un diciottenne romano è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di aver istigato Andrea Prospero al suicidio. Il secondo indagato è invece un ragazzo campano che sarebbe il fornitore dei farmaci ingeriti da Andrea e che lo hanno portato poi alla morte.
Le chat su Telegram
Andrea si è tolto la vita in un appartamento in affitto a Perugia, dove è stato ritrovato giorni dopo. Nessuno sapeva che avesse preso questo alloggio, poiché viveva nel campus universitario insieme alla gemella Anna. Nell'ultima conversazione tra Prospero e l'indagato ad un certo punto la vittima mostra qualche segno di cedimento e dice di non potercela fare. "C'è la puoi fare, vai, ammazzati", lo incoraggia l'indagato. La vittima scrive un ennesimo messaggio: "Dammi più incoraggiamento". Ma la risposta dall'altra parte è ancora più spietata: "Non ho voglia, chittesenc**a. Se vuoi ammazzarti, ammazzati e zitto. Senza fare storie".
"Nella chat del 24 gennaio Andrea manifesta un profondo disagio e c'è chi lo istiga e lo agevola a fare l'ultimo passo anche nel momento in cui ha un ravvedimento e vuole tornare indietro. Non trova dall'altra parte una persona che gli tende la mano e lo tira fuori da quell'abisso ma anzi lo spinge e gli scava la fossa". Le conversazioni sono crude ed estremamente chiare, secondo il legale della famiglia Prospero, ma mancano ancora dei nodi importanti da sciogliere in questa vicenda. In quell'appartamento sono stati trovati infatti 5 telefoni cellulari e 46 sim. A cosa servivano tutti quei dispositivi? Andrea potrebbe essere rimasto coinvolto in un'attività di cracking o potrebbe essere stato adescato e trascinato in qualche altra attività illecita.
"Il vuoto è incolmabile, nessuno ci restituirà Andrea", ha dichiarato la sorella gemella Anna attraverso gli avvocati della sua famiglia. Gli arresti, un processo e delle eventuali condanne non riporteranno indietro questa giovane vita, quindi non c'è nessun tipo di conforto o sollievo per i parenti del ragazzo.