Draghi oggi al Senato: “Sicurezza dell’Europa messa in dubbio da Trump”

"La nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l'invasione dell'Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l'Unione Europea". Lo ha detto Mario Draghi che oggi è tornato al Parlamento per presentare il suo Rapporto sul futuro della competitività europea. "Gli indirizzi della nuova amministrazione hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile", ha detto l'ex premier. "L'Europa è oggi più sola nei fori internazionali".
L'Unione Europea "ha garantito per decenni ai suoi cittadini pace, prosperità, solidarietà e, insieme all'alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza. Questi sono i valori costituenti della nostra società europea. Questi valori sono oggi posti in discussione", ha affermato Draghi. Il consulente speciale della presidente della Commissione Ue ha posto l'attenzione sulla guerra commerciale avviata da Trump. "La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate, avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee", ha detto. Oggi "sono posti in discussione" i valori fondanti dell'Ue, e cioè "pace, prosperità, solidarietà e, insieme all'alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza".
Riduzione delle bollette per rilancio competitività dell'Europa
Per Draghi il rilancio della competitività europea deve passare dapprima attraverso una riduzione delle bollette. "Costi dell'energia così alti pongono le aziende – europee e italiane in particolare – in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri" mettono a rischio "la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali dell'economia, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie ad elevata crescita", ha detto al Senato spiegando che "una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette – per imprese e famiglie".
In Italia "non possiamo unicamente aspettare le riforme a livello europeo", sono disponibili "decine di gigawatt di impianti rinnovabili in attesa di autorizzazione o di contrattualizzazione. È indispensabile semplificare e accelerare gli iter autorizzativi, e avviare rapidamente gli strumenti di sviluppo", ha proseguito. Il problema dei prezzi all'ingrosso dell'energia, pari in Europa a due o tre volte i livelli Usa, è "ancora più marcato in Italia, dove i prezzi dell'elettricità all'ingrosso nel 2024 sono stati in media superiori dell'87% rispetto a quelli francesi, del 70% rispetto a quelli spagnoli, e del 38% rispetto a quelli tedeschi", ha osservato.
Cosa ha detto Mario Draghi sul piano di riarmo europeo
Poi un passaggio sul programma di riarmo europeo. "Nelle ultime settimane la Commissione ha dato il via a un ingente piano di investimenti nella difesa europea. Mentre si pianificano nuove risorse, quindi, il succo di questo è che occorre avviare anche una riflessione su come spendere: non solo decidere un ammontare di spesa, occorrerebbe soprattutto che l'attuale procurement europeo per la difesa pari a circa 110 miliardi di euro nel 2023 fosse concentrato su poche piattaforme evolute invece che su numerose piattaforme nazionali, nessuna delle quali veramente competitiva, perché essenzialmente dedicata ai mercati domestici. L'effetto del frazionamento è deleterio, a fronte di investimenti complessivi comunque elevati, perché già spendiamo molto, siamo secondo il terzo continente per spesa militare, sicuramente molto più della Russia", ha detto Draghi.
"Spendiamo molto, ma i Paesi europei alla fine acquistano gran parte delle piattaforme militari dagli Stati Uniti", ha proseguito ricordando che "tra il 2020 e il 2024 gli Stati Uniti hanno fornito il 65% dell'importazione di sistemi di difesa degli Stati europei aderenti alla Nato. Nello stesso periodo l'Italia ha importato circa il 30% dei suoi apparati di difesa dagli Stati Uniti. Se l'Europa decidesse di creare la sua difesa e di aumentare i propri investimenti superando l'attuale frazionamento invece di ricorrere in maniera così massiccia alle importazioni, essa ne avrebbe", ha ribadito.
Difesa comune dell'Europa diventa un passaggio obbligato
Per l'ex premier "la difesa comune dell'Europa diventa un passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza. Persino la nostra valutazione dell'investimento in difesa, oggi basata sul computo delle sole spese militari, andrà modificata per includere gli investimenti su digitale, spazio e cybersicurezza che diventano necessari alla difesa del futuro. Per tutto ciò occorre iniziare un percorso che ci porterà a superare i modelli nazionali e a pensare a livello continentale", ha detto. "Occorre stabilire una catena di comando superiore che coordini eserciti eterogenei per lingua, metodi, armamenti e che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale. Dal punto di vista industriale ed organizzativo questo vuol dire favorire le sinergie industriali europee concentrando gli sviluppi su piattaforme militari comuni (aerei, navi, mezzi terresti, satelliti) che consentano l'interoperabilità e riducano la dispersione e le attuali sovrapposizioni nelle produzioni degli Stati membri", ha concluso.