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Cosa sta succedendo nel Pd dopo il voto sul piano di riarmo Ue e cosa vuole fare Schlein

Dopo le divisioni registrate nel Pd sul piano di riarmo di Von Der Leyen, nel partito c’è chi chiede di ritrovare unità. “Serve un chiarimento”, ha detto anche la segretaria. Per farlo alcuni suggeriscono un nuovo Congresso o una Direzione, ma per ora resta un’ipotesi. “Le forme e i modi li valuteremo”, ha detto Schlein.
A cura di Giulia Casula
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Nel Partito democratico "serve un chiarimento". È la sintesi auspicata da Elly Schlein, dopo la rottura consumatasi a Strasburgo, dove la delegazione europea dei dem si è divisa sul riarmo Ue, con undici astenuti e dieci a favore.

Sin dal suo annuncio, il piano di Ursula von der Leyen aveva raccolto reazioni contrastanti nel Pd, che già in altre occasioni in politica estera si era ritrovato attraversato da anime diverse, tra l'ala riformista rappresentata, da storici esponenti come Giorgio Gori o dall'ex governatore della Toscana Stefano Bonaccini, e la corrente più vicina alla segretaria (di cui fanno parte tra gli altri, Alessandro Zan e Matteo Ricci).

Ora però, nel partito si cerca la compattezza per evitare altre spaccature martedì prossimo, quando il Parlamento voterà sulle risoluzioni da presentare in vista del Consiglio europeo. Elly Schlein ha chiarito la sua posizione, favorevole alla difesa comune, ma contraria al riarmo, che non può avvenire a discapito di materie come la sanità o lavoro. Ma la linea dettata dal Nazareno non è stata accolta da tutti i dem in Europa, dove il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato assieme al resto dei socialisti per apportare delle modifiche al testo che evitassero il voto contrario.

Così una parte ha optato per l'astensione, segnando la frattura all'interno della delegazione. Una scelta giudicata "incomprensibile" da Piero Fassino, che ha parlato a tal proposito di "una mezza strada" e ha ricordato come "il posizionamento internazionale di un partito ne definisca identità, credibilità e profilo". Anche per la vicepresidente del Parlamento Ue Pina Picierno, quella di Schlein è stata una "doccia fredda". A mancare, secondo Picierno, è stato il dialogo tra i rappresentanti romani e quelli europei. "È singolare che si sia deciso lì (a Roma, ndr) come votare, scavalcando le posizioni del gruppo", ha commentato.

Dopo la crepa all'Eurocamera, dove anche la maggioranza di governo si è presentata completamente spaccata, nel Partito democratico c'è chi chiede di ritrovare unità. Per farlo alcuni suggeriscono un nuovo Congresso o una Direzione, ma per ora resta un'ipotesi. "Le forme e i modi li valuteremo", ha fatto sapere Schlein. Secondo i riformisti infatti, un nuovo confronto in stile congresso, aperto al voto di tutta la base del partito, potrebbe definitivamente incoronare la segretaria, come era avvenuto alle primarie, e chiudere a qualsiasi altra posizione minoritaria. In altre parole, il timore è che Schlein, forte del consenso della maggioranza dei sostenitori dem, potrebbe rivendicare l'ultima parola e far prevalere definitivamente la sua linea sul riarmo.

Ad ogni modo, il Pd punta a superare qualsiasi ambiguità, nonostante le frecciate di Giuseppe Conte, che ha vantato la compattezza del Movimento 5 Stelle in Ue. Allo stesso tempo il leader pentastellato ha cercato una sponda con la segretaria, suggerendo che la sua contrarietà potrebbe essere "una buona premessa" per rilanciare il campo largo e "impostare un progetto di alternativa al Governo Meloni".

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