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Guerra in Ucraina

A Parigi il summit dei Paesi “volenterosi” per mandare truppe in Ucraina, cosa dirà l’Italia

Oggi, 11 marzo, a Parigi è fissato un incontro dei Paesi cosiddetti ‘volenterosi’, pronti a inviare i propri militari in Ucraina per far rispettare un eventuale accordo di pace. Ci sarà anche l’Italia, ma il governo Meloni ha sottolineato che la sua presenza sarà da Paese “osservatore”.
A cura di Luca Pons
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A Parigi prende una prima forma il progetto europeo di inviare militari in Ucraina – non a conflitto in corso, ovviamente, ma per tutelare un prossimo accordo di pace tra Kiev e Mosca.  Poche settimane fa, il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha detto che gli europei sarebbero "pronti ad arrivare fino all'invio di truppe" in Ucraina, al confine con la Russia, per garantire il rispetto di un'eventuale accordo di pace.

Oggi proprio nella capitale francese si terrà un vertice con i Paesi ‘volenterosi', cioè quelli che sono disposti a partecipare all'iniziativa, per iniziare a immaginare che aspetto potrebbe avere. Ci saranno Stati extra-europei. E, nonostante la linea tendenzialmente contraria, ci sarà anche l'Italia.

Perché a Parigi con i ‘volenterosi' c'è anche l'Italia

Nelle ultime settimane la posizione italiana sulla questione, nonostante qualche scossone da parte della Lega, si è chiarita: in linea di massima è un "no" all'invio di soldati in Ucraina, ma non si esclude di poter partecipare a eventuali missioni sotto l'egida dell'Onu. Sembra che il governo Meloni sia ben più scettico, invece, sull'ipotesi di una forza militare solamente europea; o, in ogni caso, che l'esecutivo ritenga l'argomento "prematuro", come la presidente del Consiglio ha detto in più occasioni.

Proprio per questo, fonti del governo hanno sottolineato che l'Italia ci sarà a Parigi, ma solamente come Paese "osservatore". A rappresentarla sarà il capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Luciano Portolano.

Cosa si deciderà al summit di Parigi

Per l'Europa, e non solo, l'importante è trovare un modo per compensare il fatto che gli Stati Uniti hanno sostanzialmente annunciato il loro disinteresse per la causa ucraina. Non a caso al vertice di oggi sono attesi anche Paesi extra-europei: quasi una trentina in tutto, tra cui Canada e Australia, forse anche alcuni Stati asiatici. Dovrebbero partecipare anche un rappresentante della Nato e uno dell'Unione europea.

Probabilmente è anche per questo, dato che il summit si annuncia di livello mondiale, che l'Italia ha deciso di partecipare e non rischiare di restare esclusa. Stando agli annunci di Macron, comunque, ci si aspetta che oggi ci siano "discussioni esplorative", e non decisioni specifiche. Proprio perché sarà un incontro preliminare, non ci dovrebbe essere nemmeno una conferenza stampa conclusiva.

Gli altri appuntamenti per decidere cosa faranno l'Europa e l'Italia in Ucraina

Proprio in queste ore si svolge il vertice tra i ministeri dell'Economia Ue, in cui l'Italia porta avanti la sua posizione sul riarmo europeo. Domani si terrà un altro incontro, sempre a Parigi, che coinvolgerà il ministro della Difesa Guido Crosetto insieme ai suoi omologhi di Francia, Germania, Regno Unito e Polonia (anche in questo caso, con Nato e Ue).

Sabato 15 marzo ci sarà invece una videochiamata, convocata dal premier britannico Starmer, di nuovo tra i Paesi "volenterosi". Questa mossa di Starmer è costata, sul piano diplomatico, al Regno Unito: la Russia ha espulso due diplomatici britannici con l'accusa di spionaggio.

Il tutto confluirà anche nel prossimo Consiglio europeo del 20-21 marzo, dove i capi di Stato e di governo dell'Ue si confronteranno anche sulla situazione in Ucraina. Ma prima di allora, martedì 18, la presidente del Consiglio Meloni si presenterà in Parlamento per delineare la linea italiana con più chiarezza.

Per adesso, le indicazioni restano quelle date soprattutto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: no a un impegno militare italiano, né per una missione europea né per una gestita dalla Nato, ma semmai – come detto – per un progetto che coinvolga l'Onu, e quindi concordato anche con Cina e Russia. Per quanto riguarda la spesa militare nazionale, invece, continuano i lavori del governo su un piano per potenziare l'esercito.

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