Israele stacca l’energia a Gaza: a rischio chiusura ospedali, panetterie e impianti per l’acqua potabile

Israele ha interrotto ieri la fornitura di elettricità a Gaza, attuando così una minaccia già paventata nelle ultime settimane per aumentare la pressione su Hamas, alla vigilia dell'attesa ripresa dei colloqui a Doha sulla seconda fase del cessate il fuoco.
Il ministro dell'Energia dello stato ebraico, Eli Cohen, ha ordinato alla Israel Electric Corporation di interrompere immediatamente la fornitura di energia elettrica alla Striscia di Gaza, che rischia quindi di trovarsi al buio in un mese estremamente importante come quello del ramadan. "Impiegheremo tutti gli strumenti a nostra disposizione affinché tutti gli ostaggi ritornino e faremo in modo che Hamas non torni a Gaza il ‘giorno dopo'", ha detto Cohen in un video messaggio, chiedendo l'immediata liberazione dei 59 ostaggi ancora nelle mani del partito armato palestinese.
La decisone di interrompere l'energia elettrica a Gaza arriva a una settimana dal taglio di gran parte delle forniture di beni di prima necessità, circostanza che sta aggravando di giorno in giorno la già disastrosa situazione umanitaria.
ONU: "Senza elettricità a rischio chiusura impianti di desalinizzazione dell'acqua, strutture sanitarie e panetterie"
Le Nazioni Unite hanno definito "molto preoccupante" la decisione di Israele di tagliare l'elettricità a Gaza, avvertendo che i civili nel territorio palestinese devastato dalla guerra dovranno affrontare conseguenze terribili. "Senza elettricità e con il blocco del carburante, i rimanenti impianti di desalinizzazione dell'acqua, le strutture sanitarie e le panetterie di Gaza rischiano di chiudere, con conseguenze terribili per i civili", ha dichiarato in un'e-mail all'Afp Seif Magango, portavoce dell'ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani.

"Negare l'accesso agli aiuti umanitari non è un mezzo legittimo di pressione"
Anche una portavoce del ministero degli esteri tedesco ha definito "inaccettabile e contraria al diritto internazionale" il taglio dell'energia elettrica necessaria per gli impianti di desalinizzazione dell'acqua. "Proprio nel mese del Ramadan è disastrosa la limitazione di rifornimenti di generi alimentari e di acqua. Negare l'accesso agli aiuti umanitari non è un mezzo legittimo di pressione". La portavoce ha poi aggiunto: "Israele deve adempiere ai propri obblighi ai sensi del diritto internazionale assicurando la fornitura senza ostacoli di servizi di base e assistenza umanitaria in tutta la Striscia di Gaza. Pertanto, chiediamo al governo israeliano di revocare le restrizioni sulle importazioni di tutte le forme di aiuti umanitari a Gaza con effetto immediato". Contemporaneamente il governo chiede ad Hamas di mettere fine alla sofferenza degli ostaggi e delle loro famiglie, liberando gli ostaggi secondo quanto previsto dalla tregua.
Smotrich: "Presto torneremo a combattere a Gaza"
In questo quadro, e mentre il bilancio delle vittime palestinesi accertate sfiora ormai quota 50mila, il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha annunciato che Israele tornerà presto a combattere a Gaza e che il nuovo capo di stato maggiore ha un piano più rapido e più intenso di prima: "Lui vuole una campagna molto più intensa, rapida e potente il cui obiettivo è l'occupazione della Striscia di Gaza, la completa distruzione di Hamas e il ritorno degli ostaggi. Non ripeteremo la follia del precedente capo di stato maggiore", ha affermato. Smotrich ha definito i colloqui diretti tra Stati Uniti e Hamas "un errore totale".
Dal canto suo, il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid ha avvertito che "se Israele riprenderà a combattere a Gaza, gli ostaggi moriranno". E ha affermato che "l'argomentazione secondo cui combattiamo per riportarli a casa non ha superato alcun test. Più la guerra continua, più ostaggi muoiono. Il governo non deve e non può mentire al pubblico. Tornare alla guerra significa la morte degli ostaggi".