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Dazi all’Ue, leader divisi sulla strategia, per Meloni bisogna dialogare con Trump: “No a muro contro muro”

No al “muro contro muro” con Trump. Giorgia Meloni al Consiglio informale Ue ha invitato gli altri leader a trattare con Trump: Con Washington serve il dialogo, perché una guerra commerciale non conviene a nessuno, questo il senso dell’intervento della premier al summit. Ma Francia e Germania non la pensano così.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'Europa è già divisa sulla strategia per rispondere ai dazi americani, che il presidente Usa Trump ha promesso di imporre a breve, dopo quelli, momentaneamente sospesi dopo una trattativa, imposti a Canada e Messico. Mentrela Cina ha appena varato un pacchetto di contromisure, l'Ue registra le prime spaccature, dopo il Consiglio informale di ieri.

Se infatti Francia e Germania sono per la linea dura, e cioè ritengono che bisogna "Rispondere a Trump con le sue stesse armi". Giorgia Meloni, in previsione dei dazi con cui Trump ha confermato di voler colpire il Vecchio Continente, è convinta che bisogna trattare, forte anche del suo rapporto bilaterale privilegiato con il tycoon. Anche perché nelle ultime ore, dopo la trattativa portata avanti dal tycoon con Canada e Messico, e dopo l'annuncio di un possibile dialogo anche con Pechino, è apparso più chiaro l'intento di Trump: fare la voce grossa, mostrare i muscoli, per poi negoziare.

Meloni lo ha detto molto chiaramente al summit informale dei leader europei a Bruxelles: "Dobbiamo mostrarci disponibili a dialogare con Trump e dobbiamo evitare un’over-reaction, una reazione scomposta che sarebbe un errore", ha detto ieri la premier, secondo quanto si apprende. "Avete visto che il Messico ha già trovato una soluzione? E avete visto che Trump sta cercando un accordo anche con il Canada? Lui fa così, è un negoziatore. Per questo dobbiamo dialogare con lui. Sarebbe sbagliato scegliere la strada del muro contro muro", avrebbe detto la premier, secondo quanto riportato da un retroscena di Repubblica.

L'incontro di ieri, definito "ritiro", era stato convocato per un confronto "aperto" sul tema della difesa, una delle priorità europee di fronte al prolungarsi della guerra in Ucraina ma anche all'eventuale disimpegno degli Usa dalla Nato. Ma la questione dazi è stata messa tra le priorità in agenda, dopo la mossa di Trump, che sabato ha deciso di imporre alte tariffe alle merci provenienti da Messico, Canada e Cina.

Francia e Germania propongono una strategia completamente diversa da quella suggerita dall'Italia. Secondo Emmanuel Macron "l'Europa dovrà farsi rispettare e reagire", mentre Olaf Scholz ha detto che "Dobbiamo reagire alle politiche doganali con politiche doganali". Meloni invece vuole porsi come intermediaria, in virtù proprio del suo rapporto con il presidente Usa, consolidato anche dalla visita a Mar-a-Lago e poi dalla partecipazione, unica leader europea, all'Inauguration Day. Ed è per questo che ieri ha promesso alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen che proverà a incontrare Trump, per capire quali sono i margini di una trattativa.

La presidente del Consiglio per il momento ha accuratamente evitato di parlare con i giornalisti a Bruxelles, ma a quanto si apprende nel corso dell'incontro di ieri ha ribadito che una guerra commerciale "non conviene a nessuno". Piuttosto serve il dialogo per arrivare a soluzioni "equilibrate", con un riequilibrio della bilancia commerciale che sia "sostenibile" e vantaggioso per entrambe le parti.

Nel calcolo di Meloni c'è probabilmente la possibilità che l'Italia resti comunque al riparo dalla bufera, perché se le cose dovessero mettersi male, almeno il nostro Paese sarebbe al riparo da rappresaglie commerciali americane troppo dolorose. A pagare sarebbero gli altri, come la Germania.

La linea di Meloni è sintetizzata dal suo ministro degli Esteri, Antonio Tajani: "L'Italia si impegnerà per fare da ponte tra Usa ed Europa ed evitare i dazi", ha detto intervistato dal Corriere della Sera. Ma se il presidente degli Usa dovesse andare avanti, noi, ha assicurato Tajani "non ci faremo cogliere impreparati: siamo già al lavoro per trovare soluzioni che non mandino in crisi le nostre aziende e il benessere dei nostri cittadini".

Per Tajani "una guerra non serve a nessuno. Nessun'altra economia al mondo è integrata come quella Usa-Ue. Le aziende europee negli Usa impiegano 3,5 milioni di americani". E ancora: "È chiaro che servirà negoziare. E mi sembra proprio che Trump stia dando i primi segnali di volontà di negoziare: guardate al confronto con il Messico, all'intesa che è stata raggiunta ieri".

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