Cosa rischia l’Italia con i dazi di Trump e quali sarebbero i settori più colpiti
I dazi di Trump mettono in subbuglio l'Europa. Dopo la decisione di imporre nuove tariffe ai prodotti provenienti da Canada, Messico e Cina, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato che presto anche l'Europa potrebbe finire al centro della guerra commerciale scattata ufficialmente lo scorso sabato con la firma dell'ordine esecutivo.
I tre partner colpititi dai nuovi dazi, del 25% per Canada e Messico e del 10% sull'export cinese, hanno promesso ritorsioni ma Trump non pare intimorito da quest'ipotesi, anzi. Sul suo social Truth, ha assicurato che "questa sarà l'età dell'oro dell'America! Ci sarà qualche dolore? Sì, forse (e forse no!). Ma renderemo l'America di nuovo grande, e tutto vale la pena per il prezzo che dovrà essere pagato. Siamo un Paese che ora è gestito con buon senso – e i risultati saranno spettacolari!!!".
Ora potrebbe essere la volta dell'Europa, che nel frattempo si prepara a reagire. "L'Europa non si farà mettere alla gogna" dai dazi "siamo anche una potenza commerciale con 400 milioni di consumatori", ha detto il governatore della Banca centrale olandese e membro del Consiglio direttivo della Bce, Klaas Knot. "In questo gioco ci sono solo perdenti: che il Canada reagisca o meno, che il Messico reagisca o meno, saranno i consumatori a pagare il prezzo" della guerra commerciale, ha osservato il banchiere, che si aspetta un aumento dell'inflazione e dei tassi di interesse negli Usa con ricadute negative sulla tenuta dell'euro.
Che cosa significa per l'Italia
Al momento non è ancora chiaro quando e come Trump intende agire nei confronti dell'Ue e neppure se le eventuali misure potrebbero colpire tutta l'Europa o singoli Stati. Su questo il capo della Casa Bianca è stato piuttosto vago e alla cerimonia di insediamento ha risposto così a chi gli chiedeva se il nostro Paese fosse a rischio: "Meloni mi piace molto, vediamo che succede".
Secondo le prime stime formulate da Prometeia, dazi del 10% potrebbero costare all'Italia dai 4 ai 7 miliardi di dollari all'anno. Contando anche i due miliardi applicati al made in Italy nel 2023 il totale salirebbe ad una cifra compresa tra i 6 e i 9 miliardi. Altre stime però ipotizzano costi maggiori, che potrebbero superare addirittura i 10 miliardi l'anno.
Moda, auto e agroalimentare i settori più a rischio
Secondo Confartigianato un aumento delle tariffe del 10% sull'Italia comporterebbero un calo del 4,3% dell'export, che potrebbe salire al 16% nel caso di dazi al 20%. Al momento l'export italiano negli Usa ammonta a circa 67 miliardi di euro, a fronte dei 25 miliardi delle importazioni statunitensi.
I settori più a rischio del nuovo protezionismo di Trump sarebbero quelli di meccanica, farmaceutica, moda e agroalimentare. Questo perché gli Usa rappresentano il primo mercato per tutti quei prodotti italiani ad alta intensità tecnologica, oggi meno esposti ai dazi, assieme a tutta una serie di beni artigianali, che vanno dalla gioielleria ai mobili e alla ceramica. Senza contare naturalmente i prodotti tipici del made in Italy come food e abbigliamento, già sottoposti a tariffe, che sarebbero i primi ad accusare il colpo.