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“Dormo a scuola perché di notte sento papà che vuole uccidere la mamma”: la 13enne fa condannare il padre

Il racconto di una 13enne dopo essere svenuta in classe a Torino ha contribuito all’arresto e poi alla condanna del padre. Di notte l’uomo minacciava di morte la compagna: “Sento il rumore dei coltelli e dei passi di mio padre”, ha detto la ragazzina, che ora è in affidamento esclusivo alla madre.
A cura di Luca Pons
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Immagine di repertorio
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Una bambina di 13 anni è svenuta in classe, a Torino, non per la prima volta. Dopo essersi risvegliata, non riusciva più a muovere le gambe. Una volta portata dall'insegnate all'ambulatorio psicologico della scuola, la ragazzina ha iniziato a raccontare che da tempo di notte non riusciva a dormire perché aveva paura che il padre uccidesse la madre: lo sentiva aggirarsi per casa con dei coltelli e lanciare insulti e minacce, aveva già assistito a numerose aggressioni.

Questo è successo lo scorso anno, a maggio. Il racconto della 13enne ha portato alla denuncia del padre 52enne, arrestato e portato in carcere dopo pochi giorni, e ora condannato a due anni di carcere. Per evitare la prigione dovrà frequentare per un anno un centro per uomini violenti.

Il verbale della denuncia, con le parole della bambina, risale al 15 maggio 2024. Dopo la sua testimonianza si sono attivate le procedure per i reati da codice rosso. L'indagine è stata gestita dalla pm Antonella Barbera, ed è stata la giudice per le indagini preliminari Giovanna Di Maria ad accordare l'arresto in carcere dopo otto giorni dalla richiesta dell'inquirente. Per la condanna sono serviti solo sei mesi, tempi rapidi, soprattutto per la giustizia italiana.

A raccontare l'episodio è stata la Stampa, che ha riportato alcuni passaggi delle parole della 13enne: "Sono svenuta perché ho tante cose nella testa. Tante preoccupazioni. Di notte non riesco a dormire". E ancora: "Mio padre racconta come ucciderà mia mamma. In quale modo potrebbe tagliarle la gola. Lo sento. Verso mezzanotte gira per casa con dei coltelli in mano. Sento i rumori dei suoi passi. Va in cucina, poi in soggiorno, in camera mia e nella sua".

C'è anche il racconto di un'aggressione: "L’ho visto prendere per il collo mamma e tirarle un calcio. Mi sono messa in mezzo se no l’avrebbe uccisa. Quella mattina a scuola stavo davvero tanto male". E infine: "Lui dice che la ammazzerà mentre è nel sonno. E ho questa pressione. Mi risveglio molte volte la notte, con l’ansia forte. Sono sempre stata zitta, finora. A scuola andavo e facevo come se niente fosse".

Oggi, la 13enne e la sua sorella di nove anni vivono insieme alla madre, che ha l'affidamento esclusivo. La donna lavora in ospedale dopo aver seguito un corso per operatrici socio sanitarie. Lei stessa aveva raccontato agli inquirenti la storia del padre delle bambine, che diversi anni fa era andato in Polonia per aprire un ristorante, ma dopo il fallimento aveva deciso di rientrare in Italia. Qui sarebbe "diventato violento" e "geloso in maniera ossessiva".

Non solo: "Mi ha messo le mani addosso davanti alle bambine. Ha cercato di strozzarmi. Ha messo nel mio cellulare un’applicazione per controllare i miei spostamenti. Leggeva chi mi chiamava, chi mi scriveva". Poi lei ha deciso di separarsi: "Mi ha detto che mi avrebbe uccisa: lo diceva anche prima. Ma questa volta era più convinto. Ho chiesto aiuto. Ci hanno messe in un luogo protetto. Lui mi ha seguita per giorni, anche dove facevo il corso di formazione. Sono tornata a denunciarlo".

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