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Starlink, anche Crosetto smentisce accordi: “Musk ha i requisiti, ma non è escluso utilizzo tecnologia italiana”

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha negato l’esistenza di accordi tra il governo italiano e SpaceX, mentre le opposizioni chiedono chiarimenti sul presunto contratto da 1,5 miliardi di euro per la sicurezza delle telecomunicazioni. Fratoianni solleva dubbi sull’affidamento di infrastrutture strategiche a un monopolista privato, invitando il governo a un confronto in Europa.
A cura di Francesca Moriero
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"La presidenza del Consiglio ha smentito la firma di contratti o accordi tra il governo e Space X. E anche la Difesa non ha approvato alcun accordo a riguardo" a dirlo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sul caso Space X rispondendo a Fratoianni al Question time della Camera di oggi, martedì 8 gennaio 2024.

Crosetto ha dichiarato inoltre che "le nostre forze armate sono chiamate spesso a operare a tutela degli interessi nazionali anche a grande distanza dall’Italia e non sempre in presenza di adeguati servizi o infrastrutture. Nell’anno appena passato abbiamo posto in essere attività che richiedono comunicazioni affidabili e continue". Il ministro ha poi aggiunto: "In ambito nazionale, questi servizi vengono erogati grazie a sistemi in orbita geostazionaria, che sono affidabili ma offrono copertura geografica e banda limitate. La difesa è interessata, forse obbligata, a integrare queste capacità con satelliti in orbita bassa, che offrono più continuità, copertura, minor tempo di latenza".

Crosetto ha poi sottolineato la necessità di analizzare opzioni tecnologiche per il settore dello spazio e delle telecomunicazioni. “Sussiste l’esigenza di studiare e valutare soluzioni tecnicamente atte a fornire le capacità, quantomeno nelle more del completamento dei programmi proprietari o di collaborazione”, ha dichiarato, riconoscendo poi che SpaceX è attualmente un operatore in grado di offrire i requisiti e le capacità necessarie per i servizi richiesti. Tuttavia, ha precisato che questo non preclude la possibilità che l’Italia, in quanto Paese sovrano e tecnologicamente avanzato, possa sviluppare e utilizzare tecnologie proprietarie per gestire i propri dati sensibili, garantendo una maggiore tutela degli interessi nazionali.

Negli ultimi giorni, il caso Starlink ha acceso il dibattito politico, con le opposizioni unite nel chiedere alla premier Giorgia Meloni di riferire in Parlamento. Al centro della polemica, il presunto accordo da 1,5 miliardi di euro tra il governo italiano e SpaceX per la gestione della sicurezza nelle telecomunicazioni, rilanciato sui social dal vicepremier Matteo Salvini e confermato dal patron di Tesla, Elon Musk, nonostante Palazzo Chigi abbia smentito l’esistenza di un’intesa formale.

"Laddove il Governo dovesse optare per soluzioni commerciali a vantaggio anche ad altri ministeri e istituzioni, la Difesa attiverà un tavolo tecnico dedicato per approfondire la sussistenza dei requisiti specifici necessari per soddisfare le esigenze dello strumento militare", ha detto ancora il ministro della Difesa, concludendo il suo discorso in aula. 

In risposta, Nicola Fratoianni (Avs) ha citato l'agenzia Bloomberg secondo cui il ministero della Difesa avrebbe espresso un sostanziale via libera all’accordo. “Noi di Avs chiediamo se questo è vero e qual è la valutazione del governo sulla possibilità che questa trattativa si concluda”, ha dichiarato Fratoianni.

Il leader di Avs ha poi criticato l’affidamento delle infrastrutture strategiche a un monopolista privato: "Crosetto ha omesso la questione fondamentale: che è la ragione della nostra preoccupazione, sono quindi soddisfatto a metà e preoccupato il doppio, rispetto all'inizio di questo question time. La questione che stiamo ponendo sul tavolo non ha nulla a che fare con le idee politiche di Elon Musk, con le amicizie, che siano più spiccate con la nostra presidente del consiglio, o con qualcun altro esponente politico", ha proseguito Fratoianni, "la nostra preoccupazione ha a che fare con una questione fondamentale e cioè che in materia di infrastrutture strategiche, di difesa nazionale, e di sicurezza, l'affidamento di uno Stato sovrano ad un monopolista privato, chiunque esso sia, è un gigantesco problema politico, e quindi riguarda noi, il mondo intero, e l'Europa. Allora noi pretendiamo che il nostro Paese sia in prima fila nel chiedere all'Europa un'accelerazione nell' investire di più, affinché siano autonome e pubbliche le infrastrutture strategiche su questioni simili".

Fratoianni ha poi concluso il suo intervento chiedendo "uno sforzo in più" al Ministro della Difesa: "Quando torna a Palazzo Chigi ne discuta con Meloni che domani ha una conferenza stampa importante, dite qualcosa sul fatto che l'uomo più potente del mondo o quasi, il nuovo presidente degli Stati Uniti ieri ha trovato il tempo per minacciare dei paesi sovrani, due di questi fanno parte della Nato, minacciati di usare le armi, sarebbe bene che il nostro paese dicesse qualcosa di chiaro. Non vorrei che fossimo poi costretti noi a chiedere di aumentare la spesa militare per difenderci da Trump"

Le opposizioni

Sul caso anche la segretaria del PD, Elly Schlein, nei giorni scorsi aveva criticato duramente il governo, definendo la situazione “ridicola” e “preoccupante": “Questa corsa della destra italiana al bacio della pantofola all’uomo più ricco del mondo mette in gioco i soldi dei cittadini italiani, i loro dati sensibili e la sicurezza nazionale. È inaccettabile che Meloni e Salvini si contraddicano a vicenda su un tema di tale rilevanza”, aveva dichiarato Schlein.

Sulla vicenda anche il leader del M5S, Giuseppe Conte, nei giorni scorsi ha mosso forti critiche verso l’atteggiamento del governo: “Non possiamo apprendere di accordi così rilevanti dai social di un imprenditore straniero. Vengano in Parlamento a spiegare come stanno le cose, invece di giocare a chi è più amico di Musk”.

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