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Neonato morto a Bari, il racconto: “Faceva freddo e non funzionava nulla, l’ho visto nella culla e ho pianto”

La testimonianza di un portiere tra i primi a entrare nella stanza che ospita la culla termica della parrocchia San Giovanni Battista di Bari, dove la mattina de 2 gennaio è stato trovato un bambino ormai morto: “Non funzionava niente, era tutto spento, faceva freddo. Ho visto che il bambino era cianotico”.
A cura di Susanna Picone
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"Non funzionava niente, era tutto spento, faceva freddo. Ho visto che il bambino era cianotico. Mi sono allontanano e ho pianto": a fornire nuovi elementi sulla tragedia che si è consumata due giorni fa a Bari, dove un neonato di poche settimane è stato lasciato nella culletta termica della parrocchia di San Giovanni Battista ma è stato poi trovato morto, è il portiere di un plesso condominiale della città. Davanti ai giornalisti l’uomo ha raccontato di essere stato tra i primi a entrare nella stanza che ospita la culla termica che in passato ha consentito di salvare altri bambini.

Il primo ad accorgersi giovedì 2 gennaio del piccolo di Bari è stato il titolare di una agenzia funebre che quella mattina si trovava in chiesa per un funerale: ha raccontato di aver trovato il neonato nel momento in cui ha voluto mostrare la culla della parrocchia ad alcuni collaboratori. Insieme a lui nella stanza è poi entrato il portiere che ha spiegato come appunto lì dentro sembrava tutto non funzionante. "Aveva una tutina con un cappuccio sollevato", ha detto tra le altre cose ricordando il suo dolore per quanto accaduto.

Perché il cellulare di don Antonio Ruccia non ha squillato per avvisare che qualcuno aveva lasciato un bambino nella culla? Su questo sono in corso le indagini che stanno cercando di verificare anche cosa è successo qualche giorno prima nella zona della parrocchia rispetto a un black out di cui ha parlato il prete in questi giorni in servizio nella chiesa.

La Procura di Bari indaga contro ignoti per abbandono di minore con l'aggravante della conseguente morte. I rilievi e gli accertamenti investigativi sono stati affidati agli agenti della Squadra mobile che potranno basarsi sui rilievi fatti dalla Scientifica e sulle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza (assenti a ridosso della culla termica per garantire la privacy di chi compie un gesto così difficile).

Intanto l’autopsia sul neonato servirà a capire se il piccolo sia stato lasciato quando ancora era vivo oppure se era già morto quando qualcuno lo ha riposto nella culla della chiesa. Al momento è emerso solo che sul corpo del bambino non ci sono segni evidenti di violenza.

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