Sanità, slittano le nuove prestazioni a carico del Ssn: il Tar del Lazio sospende il decreto
Ancora rinvii per l'entrata in vigore dell'elenco delle nuove cure gratuite, ovvero quelle a carico del Servizio sanitario nazionale. O meglio per una parte, quella relativa alla specialistica ambulatoriale. Il Tar del Lazio infatti sospeso il decreto del ministero della Salute, pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 26 novembre, con le nuove tariffe per esami e visite ambulatoriali.
Il cosiddetto decreto Tariffe sarebbe dovuto entrare in vigore oggi e conteneva anche l'aggiornamento dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, ovvero quei servizi che tutte le Regioni sono tenute a garantire gratuitamente ai cittadini o dietro il pagamento di un ticket.
Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalle associazioni di categoria rappresentative del settore dei laboratori e delle cliniche private accreditate. Quest'ultime hanno sottolineato che il nuovo decreto "è stato adottato dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori", il che dimostrerebbe "l'insussistenza dell'urgenza".
La sospensiva decisa dai giudici romani non riguarda tutte le tariffe, ma quelle relative a esami e visite ambulatoriali. Restano escluse dunque, le tariffe della protesica, mentre per le altre è stata fissata al 28 gennaio la trattazione collegiale per la camera di consiglio.
L'aggiornamento delle prestazioni sanitarie riguarda più di 3mila servizi ambulatoriali e dispositivi medici. Le novità riguardano ambiti come la procreazione medicalmente assistita (Pma), che si potrà ricevere in ambulatorio, ma anche radioterapia, screening neonatali e alcune prestazioni oculistiche.
Come detto, con la decisione del Tar, slitta anche l'entrata in vigore dei nuovi Lea, che non vengono aggiornati dal 2001 e che attendono di partire dal 2017. Al loro aggiornamento sono connesse questioni come quella dei disturbi alimentari, in attesa di ricevere i fondi strutturali annunciati dal ministro Schillaci.
Perché le associazioni hanno presentato ricorso e cosa succede ora
Il ricorso presentato dalle associazioni punta a evidenziare la carenza istruttoria, la mancata considerazione dell'andamento dei costi e le criticità giuridiche e metodologiche del decreto. "Siamo convinti che il decreto violi i principi costituzionali di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione", hanno spiegato gli avvocati Giuseppe Barone e Antonella Blasi del team Forum Team-Legal Healthcare, che ha seguito l'impugnazione. "Le tariffe non tengono conto dell'incremento dei costi e delle difficoltà operative causate dalla pandemia e dalla crisi economica", hanno aggiunto.
Sempre per i legali, "l'istruttoria che ha condotto all'approvazione delle tariffe è risultata inoltre incompleta e lacunosa. Non è stata garantita una rappresentazione adeguata dei costi reali e delle esigenze delle strutture sanitarie accreditate". Insomma, il decreto risulta "illegittimo per violazioni di norme Costituzionali", è l'idea.
Ora il ministero dovrà dare seguito alla sospensiva disposta dai giudici e ripristinare le vecchie tariffe, almeno per il prossimo mese. Non è detto però che le Regioni, le quali nel frattempo avevano aggiornato i nomenclatori, riusciranno ad adeguarsi alla decisione del Tar per tempo.